Coronavirus, l’ipotesi delle scuole chiuse fino al 3 aprile. «Decideranno gli esperti»

Nel primo giorno di chiusura generalizzata delle scuole italiane si parla di una possibile estensione dello stop alla didattica, almeno fino al 3 aprile. Se non oltre. È la cautela del premier Conte a lasciare aperta l’ipotesi: «Al momento il provvedimento è fino al 15 marzo: in prossimità della scadenza, con un certo anticipo per evitare incertezze, cercheremo di fare un aggiornamento».

Mentre ancora i presidi cercavano di capire quali sono le indicazioni per cominciare a lavorare con la didattica a distanza fino al 15 marzo, il governatore della Lombardia Attilio Fontana non aveva voluto prendere impegni circa la riapertura tra dieci giorni: «Decideranno gli esperti del Consiglio superiore di sanità». Subito dopo il presidente del Css Franco Locatelli aveva detto che «potrebbe verificarsi anche l’eventualità di una proroga della chiusura delle scuole». La chiusura è «indispensabile» ribadisce su Twitter il virologo Roberto Burioni.

Al ministero dell’Istruzione si stanno facendo simulazioni su quello che potrebbe succedere nelle prossime settimane anche se nessuna decisione viene presa per ora: troppo presto. Si ragiona sugli scenari di proroga dello stop delle lezioni. Le gite e i viaggi di istruzione sono già stati vietati fino ai primi di aprile. A preoccupare sono soprattutto gli esami di Stato, terza media e Maturità. Tutto dipenderà dalla durata delle misure di emergenza: potrebbe essere sospesa, per quest’anno, la necessità di svolgere le prove Invalsi e l’attività di alternanza scuola-lavoro per poter accedere all’esame. Misure ad hoc saranno prese per la zona rossa, dove è molto probabile che la chiusura venga allungata: si potrebbe anche pensare a un esame ridotto. Difficile l’allungamento dell’anno scolastico in giugno con lo slittamento degli esami.

Un passo avanti è stato fatto per quanto riguarda la didattica a distanza che aveva creato tensioni tra ministero e sindacati e tra presidi e professori. Non sarà sostitutiva delle lezioni in classe, ma sperimentale. Lo dice in serata su Facebook la ministra Lucia Azzolina, dopo che per tutta la giornata erano circolati un allarmante audio fake attribuito a lei e un falso testo di sue indicazioni ai presidi. «Abbiamo lavorato da subito a un’accelerazione del programma di didattica a distanza — ha invece dichiarato la ministra —. È una sperimentazione del presente che potrà lasciarci un patrimonio di esperienze importante per il futuro. Ma la scuola è molto altro. La scuola è condivisione, è stare assieme. La scuola in classe è insostituibile. E deve tornare presto».

Ai sindacati lo aveva anticipato Giovanna Boda, capo del dipartimento delle risorse umane del Miur: non è didattica a distanza ma «una strategia di vicinanza» agli studenti. Insomma un modo per tenersi in contatto, fare compiti, attività, ripassi attraverso le piattaforme del registro elettronico e WhatsApp, video, Skype o quant’altro decideranno i presidi. Le scuole che già sperimentano forme di didattica digitale vera e propria faranno di più: la piattaforma del Miur dove è possibile attingere materiali per le lezioni a distanza ha avuto più di 100 mila contatti e oltre 7 mila insegnanti si sono collegati per fare formazione online. I sindacati hanno dato l’ok a «modalità flessibili di svolgimento» del lavoro nelle scuole da parte di professori e personale amministrativo, promettono «rigore e disponibilità» da parte dei docenti vista l’eccezionalità della situazione. «Staremo in stretto contatto con il ministero per gestire con ordine questa fase», spiega Maddalena Gissi della Cisl.

corriere.it

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