Università, il pagamento delle tasse slitta a fine maggio

I rettori accolgono l’invito del ministro Manfredi e spostano in avanti l’incasso dei contributi studenteschi. Pronto il “paracadute” del ministero per gli atenei in difficoltà

Slitta il pagamento delle tasse universitarie in tutta Italia. In un’assemblea straordinaria anche dal punto di vista tecnologico – visto che si è svolta completamente da remoto – i rettori hanno deciso di accogliere l’invito del ministro Manfredi e rinviare a fine maggio, per effetto dell’emergenza coronavirus, l’incasso dei contributi studenteschi. Per le accademie che avranno problemi di liquidità – garantisce al Sole 24 ore il responsabile dell’Università -interverrà un “paracadute” ministeriale.

Stop anche alle tasse
L’idea era stata del ministro Gaetano Manfredi. Nel presentare le misure per l’università previste dal decreto “Cura Italia”, a cominciare dal posticipo al 15 giugno della dead-line per laurearsi in corso nell’anno accademico 2018/19, l’ex rettore della Federico II ha chiesto ai suoi ex colleghi di sospendere il pagamento della seconda o terza rata (a seconda dei casi) delle tasse universitarie. E la Crui ha accolto il suo invito. Nell’assemblea straordinaria i “magnifici” delle università italiane hanno dato l’ok. Adesso serviranno le delibere dei singoli atenei per rendere lo slittamento operativo.

Le decisioni lungo la Penisola
Alcune università già erano intervenute in questa direzione. A Pisa infatti era stato disposto il rinvio al 15 giugno attraverso l’eliminazione del “sovrapprezzo” per la mora e la stessa data è stata scelta dalla Sapienza di Roma. Sulla stessa lunghezza d’onda si collocano tutti gli atenei lombardi che hanno già deliberato o delibereranno a breve sulla nuova finestra di fine maggio. Altre ancora (l’Alma Mater di Bologna) avevano optato per il 30 aprile e forse allungheranno ulteriormente il periodo di tolleranza.

Gli atenei in difficoltà
Per alcune università lo slittamento non sarà indolore. In una condizione di bilanci già risicati gli incassi contabilizzati per marzo servivano a ottenere la liquidità per pagare gli stipendi a docenti e ricercatori. Una circostanza confermata dal presidente della Crui, Ferruccio Resta, che però invita a considerare l’eccezionalità del momento e sottolinea l’inopportunità di avanzare proprio adesso delle rivendicazioni economiche. «Ci sono 1,7 milioni di studenti universitari a casa e a casa devono restare. Se le università – ribadisce il rettore del Politecnico di Milano – riusciranno come stanno già provando a fare a erogare a distanza tutti gli insegnamenti e a consentire l’avanzamento delle loro carriere avremo risposto all’emergenza di oggi e avremo dato una risposta anche per il futuro».
A ogni modo per gli atenei che si dovessero trovare in difficoltà ci sarebbero le «anticipazioni di cassa» del ministero, come conferma al Sole 24 ore lo stesso Manfredi.

L’impegno per gli studenti Erasmus
Nel ricordare che il decreto, appena varato, su alcuni aspetti (le lauree e la didattica a distanza ad esempio) è risolutivo, Resta ricorda che ci sono altri accorgimenti da prendere per i tirocini e per lo svolgimento degli esami scritti. Rivolgendo infine un pensiero agli studenti attualmente in Eramus: «Ribadiamo l’invito ai nostri studenti a restare nelle loro residenze straniere e a seguire le indicazioni delle autorità sanitarie locali e internazionali. Al contempo, invitiamo le autorità competenti a programmare sin da ora l’organizzazione di modalità di rientro per quando saranno necessarie a causa della situazione sanitaria dei paesi ospitanti».

ilsole24ore

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