Lauree Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) : lavoro certo e busta paga più alta

No, del lavoro non mi preoccupo. Si vedrà». Matteo, ormai arrivato alla tesi, fino alla chiusura totale degli spostamenti era uno dei “temerari” che comunque si reca- va ogni mattina al Politecnico di Milano, polo della Bovisa, per terminare il proprio percorso in Ingegneria del- l’Energia. Il lavoro, nonostante tutto, nonostante il coronavirus, difficilmente sarà un problema.

Con qualche ovvia variazione sul tema è in generale questo il denominatore comune dei laureati “Stem”, quelli che selezionano per il proprio percorse di studi discipline scientifiche (S), tecnologiche (T), ingegneristiche (E, per engineering) o matematiche (M) per il proprio percorso di studi. A fotografarne il profilo è l’ulti- mo rapporto di AlmaLaurea, analisi dei laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) che hanno conseguito nel 2018 un titolo universitario in uno di questi percorsi. Settantasei mila in Italia, poco più del 27% del totale di chi consegue un titolo in Università, quota lievitata di quasi un punto percentuale in un anno. La diffusione delle tecnologie digitali in ambiti nuovi, nella meccanica così come nella costruzione e manutenzione di macchinari, spinge verso l’alto la quota dell’industria, che nel com- plesso assorbe il 43,5% dei laureati Stem, quasi quattro volte tanto ri- spetto a quanto avviene per le altre lauree. A cinque anni dal consegui- mento del titolo (analisi Almalaurea su 30.500 laureati di secondo livello), il tasso di occupazione è pari al- l’88,3%, 4,5 punti oltre il campione esterno. Con punte più alte in ingegneria (93,2%), mentre all’estremo opposto (77,9%) si trova il gruppo geo-biologico. A cinque anni dal titolo i laureati in discipline Stem dichiarano, in media, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.595 euro, il 13,3% in più ai 1407 euro in- cassati dai laureati non Stem. Così come altrove, anche nell’area Stem il divario uomini-donne permane elevato (+21,5% a favore dei primi): 1.716 euro percepiti dagli uomini rispetto ai 1.412 euro delle donne, differenzia- le che si conferma elevato in tutti i gruppi disciplinari. Differenze di genere comunque visibili già in origine: la componente maschile tra i laureati Stem è infatti il 59,9%, mentre altrove sono le donne a prevalere con il 66% del totale. Componente maschile elevata in particolare tra i gruppi ingegneria (73,7%) e scientifico (70,1%), mentre per l’area geo-biologica, architettura e chimico farmaceutico sono le donne ad avere un’incidenza maggiore.

I principali indicatori di riuscita degli studi universitari vedono invece i laureati Stem in una condizione di svantaggio: nonostante abbiano un voto medio di laurea pressoché identico (102,6 su 110 contro 103,1, rispettivamente), concludono gli studi in corso in misura inferiore (47,3%, contro il 56,4% dei laureati non Stem). I più regolari sono i laureati del gruppo geo-biologico (55,6%), all’opposto invece quelli dei gruppi architettura e ingegneria (rispettivamente 31,9 e 44,1%).

A livello di genere, in entrambi i collettivi le donne hanno performance più brillanti degli uomini: le donne Stem sono caratterizzate da un voto medio di laurea lievemente più alto (103,7 su 110, contro 101,9 degli uomini) e da una maggiore regolarità negli studi. Tra le donne il 48,9% ha concluso gli studi nei tempi previsti contro il 46,2% degli uomini.

In termini di numerosità sono in generale i percorsi ingegneristici quelli preferiti, con quattro di queste specializzazioni presenti tra le prime dieci discipline e con ingegneria industriale e ingegneria dell’informazione ad occupare le prime due posizioni. L’interesse crescente per le tecnologie informatiche è in particolare visibile nel trend delle immatricolazioni, che vede numeri crescenti in modo sensibile soprattutto negli ultimi anni.

Prendendo come riferimento l’anno accademico 2015/2016, il numero globale di immatricolati alle università in Italia è salito dell’ 8,5% a quota 300mila unità. Nello stesso intervallo di tempo ingegneria dell’informazione e scienze e tecnologie informatiche sono lievitate ad un tasso quasi doppio, il 14%, portando il totale da 20.100 a 23mila studenti. Ancora superiore il balzo per una delle specializzazioni oggi vincenti ai tempi dei big data, cioè Matematica. Nel 2015 erano 2494 gli immatricolati in questa disciplina, oggi sono mille in più, con una crescita del 35%, cinque volte la media complessiva. In generale, guardando al perimetro dell’area scientifica definita nell’osservatorio del Miur (non coincidente con l’analisi di AlmaLaurea), si osserva una crescita superiore alla media per l’intero complesso di queste discipline, che ora valgono il 36,7% del totale. Trend che proseguirà? Sì, a maggior ragione dopo questa crisi, nell’opinione dei rettori dei Politecnici italiani (si vedano interviste in pagina). Intanto, nell’attesa di poter riprendere l’attività regolare, più del 90% degli atenei sta erogando formazione online. Numeri resi noti dal Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, secondo cui ad accedere alle piattaforme sono stati 1,2 milioni di studenti (su 1,5 milioni di iscritti), con 70 mila esami già svolti solo nel primo mese di attività.

ilsole24ore

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  1. Siamo l’unico paese dell’UE a non offire una laura online in matematica, statistica o ingegneria matematica. Tutti percorsi di laurea che si presterebbero benissimo alla formazione a distanza e che, come spiega l’articolo, sarebbero molto attuali.
    Provate a trovare un corso di laurea italiano online/a distanza in cui il piano di studi offra classi di Neural Networks, Matematica Discreta, Ottimizzazione, Statistica Inferenziale, Statistical Learning o Teoria dei Giochi? Tutti argomenti molto caldi per il mondo del lavoro del prossimo futuro in ambito artificial intelligence e robotica. Si parla di life-long learning, si ok, ma studiando cosa? Se guardiamo alle classi dei corsi di laurea più vicini a questi temi, disponibili online da noi (in Ing. Informatica) troviamo: “fondamenti di elettrotecnica” “Basi di Dati”, per intenderci le stesse classi che studiò “il poro nonno”.
    Ne vogliamo parlare?
    Abbiamo facoltà di ingegneria online in ogni salsa, come se la vision di chi fa formazione a distanza fosse ancora: “accedere al bacino di quelli che hanno mollato l’università promettendogli una qualche fast-track verso il pezzo di carta.”
    Francamente continuare a studiare in un mondo che cambia così velocemente, è un must per tutti e le università dovrebbero iniziare a prendere più sul serio la didattica a distanza per adulti. Ammettere di non saperne granché, rimboccarsi le maniche e iniziare a testare nuovi metodi e modelli. Abbattere il muro tra chi vorrebbe imparare e il sapere, dovrebbe essere la mission di un buon sistema universitario, invece di tagliare corto e relegare le offerte formative più moderne come l’opzione di serie B, rispetto al modello di serie A conservativo.
    Nel resto del mondo la didattica a distanza sta diventando una scienza a sé, si parla di “online education strategies” con un’offerta sempre più vasta di Bachelor e Master offerti da università straniere rinomate. Lezioni interattive, sincrone e asincrone, con quiz in mezzo alla lezione, e non mere videoregistrazioni riportare in una cartella online.
    In tutto questo, l’ex ministro dell’istruzione Fioramonti a pochi giorni dalle sue dimissione si prodigò a restringere le lauree in psicologia alla sola fruizione presso università classiche. Decreto poi ritirato, grazie al parere della Corte dei Conti.
    Invece di andare avanti, abbiamo pure rischiato di regredire.

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