Scuola Fase 2, internet veloce nelle aule: ma nell'arco di due anni

Tra i problemi della scuola italiana, emersi negli ultimi due mesi, spicca di sicuro la mancanza di una vera digitalizzazione. Ancora tante scuole senza internet o con una connessione scadente, con pochi computer, senza docenti preparati adeguatamente sul piano informatico e studenti che, rimasti ormai a casa, non sanno a chi chiedere supporto. Se la didattica a distanza è destinata a restare come parte integrante della scuola, è necessario un vero e proprio restyling. Anche a breve giro visto che l’anno scolastico in corso finirà con le lezioni online e il prossimo ripartirà nella stessa maniera o quasi.

I FONDI
Sono in arrivo fondi ad hoc per le reti internet degli istituti e per l’acquisto di reti e dispositivi per le famiglie: si tratta di 400milioni di euro che potranno essere spesi per coprire i costi strutturali per portare la banda ultralarga nelle scuole e per coprire i costi di connettività per 5 anni. Ma il progetto verrà realizzato nell’arco di due anni, quindi ci sarà ancora da aspettare. Il finanziamento è stato approvato come Piano Scuola del Comitato nazionale per la Banda Ultralarga: l’obiettivo è garantire rapidamente una connessione veloce all’81,4% dei plessi scolastici, dalle elementari alle scuole superiori, per un totale di 32.213 edifici.

LA COPERTURA TOTALE
Ma per aiutare davvero gli studenti non basta velocizzare la rete dei singoli istituti: sono previsti anche voucher destinati per le famiglie. Saranno di due tipi: il voucher per un massimo da 200 euro per connessioni veloci e quello con contributo massimo da 500 euro, per connessioni veloci e per l’acquisto di tablet e pc, rivolto alle famiglie maggiormente in difficoltà con un Isee al di sotto dei 20mila euro. Resta fuori dai finanziamenti un quinto delle scuole ma per arrivare alla copertura totale potranno intervenire le Regioni con fondi aggiuntivi.
«L’approvazione del Piano rappresenta un’importante accelerazione ha sottolineato la ministra all’istruzione Lucia Azzolina per recuperare velocemente i ritardi che si sono accumulati nel corso degli anni. Vogliamo digitalizzare la scuola e farlo in fretta». L’obiettivo è non farsi trovare impreparati per settembre.

LA MANUTENZIONE
Stanno partendo 2mila cantieri nelle scuole per la messa in sicurezza e l’Unione delle Province, che hanno competenza sulla manutenzione degli istituti superiori, ha chiesto lo sblocco di 855 milioni di euro in 5 anni con procedure accelerate e la definizione di un protocollo con le indicazioni per la riapertura in sicurezza a settembre delle 7400 scuole superiori. In vista della ripresa, ieri si è riunito il tavolo permanente di lavoro con le Regioni e gli enti locali per decidere come riaprire le scuole e come aiutare le famiglie e quei genitori che, in questa fase 2, stanno tornando a lavorare tra mille difficoltà: non ultima quella di capire a chi lasciare i figli.
La scuola non è un parcheggio, ovviamente, e le decisioni che verranno prese per settembre dovranno tenere conto di molteplici aspetti, primo fra tutti quello sanitario legato alla sicurezza degli studenti e di chi lavora nella scuola: circa 9 milioni di persone con famiglie al seguito.

IL PERIODO ESTIVO
Altro discorso vale, invece, per il periodo estivo e per tutti quei bambini che sono chiusi in casa da due mesi, senza poter vedere la maestra e i compagni di classe. E che, da qui a poco, non potranno stare neanche con i genitori che dovranno tornare a lavorare fuori casa. Un problema non da poco per milioni di famiglie.

Dalle Regioni parte la richiesta di un protocollo sanitario comune, che possa consentire di offrire e progettare il più rapidamente possibile servizi e attività per i bambini: centri estivi in piccoli gruppi e senza rischi. E potrebbe partire anche entro la fine del mese: «Già da maggio – ha spiegato ieri la viceministra Anna Ascani – vorremmo avere degli educatori a disposizione, in collaborazione con gli enti locali, per accompagnare i bambini, in piccolissimi gruppi, negli spazi pubblici riaperti. Poi nei mesi di giugno e luglio si potrebbero utilizzare più spazi, anche quelli delle scuole primarie chiuse che hanno cortili antistanti. Soprattutto all’aperto e sempre in gruppi piccoli».

ilmessaggero

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