Università: la Sicilia «paga» 1.200 euro ai suoi studenti che non tornano al Nord

La Giunta regionale introduce un contributo di 1.200 euro per ogni studente iscritto fuorisede che l’anno prossimo sceglierà invece un ateneo dell’isola. Ma la misura non piace ai rettori del resto d’Italia

La Giunta regionale introduce un contributo di 1.200 euro per ogni studente iscritto fuorisede che l’anno prossimo sceglierà invece un ateneo dell’isola. Ma la misura non piace ai rettori del resto d’Italia

Se “Università e borse di studio” fosse una commedia di Plauto il prologo sarebbe il decreto Rilancio e i suoi 290 milioni per il diritto allo studio. Con la voce del ministro Gaetano Manfredi , fuori campo, a scandire gli obiettivi: nel breve periodo, ridurre le tasse a un iscritto su due; nel lungo, evitare un calo di immatricolazioni a causa della crisi. Parole che preannunciano anche l’epilogo, quanto meno quello sperato dal Governo. Ma l’azione per arrivarci si annuncia più lunga del previsto e dipende dalle scelte degli altri due protagonisti: atenei e Regioni. E finora i governatori sono andati in ordine sparso. Come testimonia la scelta della Sicilia di introdurre un bonus da 1.200 euro per ogni ragazzo emigrato sul continente che l’anno prossimo tornerà sull’isola. Un “dumping” universitario che non è piaciuto a molti rettori del Nord.

Il decreto Rilancio
Buona parte dei 290 milioni stanziati dal Dl riguardano il diritto allo studio. In primis i 165 milioni con cui – nelle intenzioni del ministro – gli atenei potranno alzare la no tax area da 13 a 20 mila euro (ma gli studenti di “Link coordinamento universitario” chiedono di portarla in tutta Italia a 23.500)e introdurre uno sconto sulla tasse nella fascia 20-30mila. E poi i 40 milioni sul fondo integrativo statale (Fis) che dovrebbero – sempre secondo Manfredi – soddisfare tutti gli idonei non vincitori: 8mila studenti che hanno i requisiti ma non percepiscono la borsa. Il punto è che i nuovi criteri di distribuzione di cui si sta discutendo con le Regioni eleverebbero dal 15 al 25% la quota premiale del Fis. Con il paradosso di favorire chi già oggi copre il 100% degli idonei.

Le scelte regionali
In attesa di capire il punto di caduta della trattativa Stato-Regioni sulla ripartizione del Fis e, più in generale, sul diritto allo studio, i governatori stanno fronteggiando la crisi con gli strumenti più vari. Si va dal voucher da 250 euro per acquistare Pc e tablet, voluto da Lazio e Campania, all’anticipo già a luglio della seconda rata delle borse di studio previsto ad esempio in Sardegna, fino al sostegno molto articolato della Toscana: 150 euro a titolo di contributo di marzo, aprile e maggio; 250 euro una tantum per chi alloggia nelle residenze universitarie; 450 euro per i fuorisede idonei per un posto alloggio ma non ospitati ancora nelle residenze; 450 euro da scalare sulle rette (più mensa gratuita) per i borsisti semestrali. 

Il caso della Sicilia
Arriviamo così al caso siciliano. Oltre a un contributo di 400 euro a tutti gli idonei erogato dall’Ente per il diritto allo studio (Ersu) di Palermo va annotato il bonus affitti di 500 euro per i fuorisede rimasti sull’isola (dal valore di 5 milioni) finanziato dalla Giunta guidata da Nello Musumeci, che ha introdotto anche un contributo da 800 euro (con 4 milioni del Fondo sociale europeo) per gli studenti iscritti attualmente a un altro ateneo italiano o straniero e con Isee inferiore a 23.500 euro. All’appello hanno risposto in 10mila, che rappresentano solo un piccolo gruppo dei siciliani emigrati per studiare: circa 54mila (a fronte dei 101mila rimasti sull’isola, su cui si veda il grafico qui accanto).

Il contributo per il prossimo anno accademico
Ed è a loro che si rivolge la terza misura dal valore di 4 milioni: un contributo per il prossimo anno accademico di 1.200 euro per ogni studente iscritto fuori regione o all’estero che sceglierà di tornare. I fondi andranno agli atenei che in cambio dovranno azzerare le tasse universitarie. Una misura che l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, invita a inserire nel «ventaglio di azioni» messe in campo dalla Regione su suggerimenti dei rettori dell’isola. Senza alcun intento di limitare la «libera scelta dello studente: i sistemi regionali – spiega – devono valorizzare le opportunità offerte dal proprio territorio e dal proprio sistema universitario. Stiamo parlando – aggiunge Lagalla – di una misura a favore delle famiglie che l’anno prossimo non potranno mantenere i loro figli fuori».

LA DIASPORA DEGLI UNIVERSITARI

La palla passa agli atenei
La scelta siciliana non è piaciuta a molti atenei del Centro-Nord . E visto il numero di studenti coinvolti è chiaro anche il perché. Senza entrare nel merito delle scelte politiche regionali, il presidente della Crui, Ferruccio Resta, evidenzia però che «la mobilità studentesca sia nazionale che internazionale è un valore e che se cominciamo a stopparla o impedirla non facciamo un favore al sistema». Parlando da rettore del Politecnico di Milano ammette che l’anno prossimo potrà esserci un calo delle matricole («si parla del 10% per Milano») ma invita i ragazzi «a investire sulla qualità del loro studio e a scegliere la migliore università per la loro disciplina». In un contesto generale che, a suo giudizio, deve portare sia il governo che gli atenei ad agire con «tempestività» e con «responsabilità» nell’attuazione del decreto. Per il bene del Paese e per far sì che l’epilogo sia quello anticipato da Manfredi.

ilsole24ore

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