Realizzare il sogno di una vita durante il lockdown? Chiara a Bergamo ce l'ha fatta

Chiara ha realizzato il sogno di una vita durante il lockdown nella zona più colpita dal coronavirus 

Familiari e amici la prendevano per matta, ma nei giorni del contagio ha allestito il negozio dove crea e vende abiti su misura e da sposa, ora aperto in un paesino in provincia di Bergamo

AGI – Durante il lockdown, Chiara Cividini, 41 anni, una laurea in Legge e un passato da impiegata, sceglieva dove aprire il suo negozio, che poi è il sogno di una vita, mentre tutto intorno, familiari compresi, le chiedevano se fosse matta. “Anche l’agente immobiliare – racconta all’AGI – non mi prendeva sul serio. Invece ero proprio convinta. Vado oo non vado?, mi chiedevo. Ora o mai più, mi sono detta. Poco prima dell’arrivo del coronavirus avevo deciso di affittare un laboratorio di sartoria  per abiti su misura, da sposa e da cerimonia, mettendo a frutto un talento che ho sin da piccola, poi è successo quello che è successo. Ma non ho mollato”.

‘Mola mia’, come si dice dalle sue parti. Siamo a Grassobbio, a pochi passi dalla Val Seriana, dove l’infezione ha imperversato. “Mio fratello mi diceva: ‘Fa’ la brava, vai a lavorare sul serio’ – ricorda ridendo, invece io, dopo che ho trovato il posto che fa per me, l’ho scelto perché c’è una bella luce, ho cominciato a sistemarlo. Ho messo il parquet, mi sono ingegnata un po’ e mi sentivo felice. Sì, facendo i conticini hanno ragione quelli che mi sconsigliavano, tutt’al più che con la crisi del tessile, oltre che quella del corona, questi sono tempi duri. Però la verità è che ci ho investito tempo, soldi e passione per arrivare fin qui”.

Dopo la chiusura dell’azienda in cui lavorava nell’ufficio contratti nel 2015, Chiara negli ultimi anni si era rimessa a disegnare modellini, come faceva da bambini, e le è tornata impetuosa la voglia di riprendere in mano quella vocazione. “Ho fatto diversi corsi, uno da una signora tedesca a Bergamo, uno di corsetteria a Bologna e una scuola serale per un anno. Intanto ho cominciato a risparmiare: poche uscite, pochi sfizi, lasciavo tutto per le esigenze dei miei figli di 15 e 17 anni. Mi sono fatta una specie di laboratorio in mansarda, ho aperto la partita Iva  le richieste sono diventate sempre di più. Così mi è venuta voglia di uno spazio mio coi miei risparmi. Nessun finanziamento dalle banche, non voglio essere strangolata dai debiti se poi le cose vanno male”.

L’8 giugno il ‘Laboratorio di Chiara’ ha aperto. “Nessun festeggiamento, come si fa in un momento così? Qui è morta davvero troppa gente. Non ho perdite tra i parenti diretti, ma sono morti amici dei miei genitori e mamma e papà insieme ad alcuni miei amici. Magari a settembre, se le cose andranno bene, faremo un brindisi tra pochi”. Per ora, “considerando che ho appena iniziato non va male. Sono venute un paio di signore per abiti su misura e qualche lavoro che avevo in ballo prima sta riprendendo.  Cerco di offrire un prodotto di qualità, con tessuti naturali che sono più belli e si stropicciano meno. La cosa più importante è che sono davvero carico. Vedo ancora che i vicini del negozio mi guardano come una fuori di testa, pensando forse che chiuderà tra poco. Ma è il mio sogno e non lo mollo”. 

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