Azzolina: "La scuola riapre e non chiude più. Sfido Salvini in tv"

Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, ci mette la faccia: “La scuola riaprirà regolarmente il 14 settembre ed escludo nuovi lockdown. Ora sappiamo cosa fare, ma serve la responsabilità di tutti”. Sui social e nella polemica politica resta il bersaglio numero uno. Ma Azzolina ha deciso di cambiare la narrazione: “Mi attaccano, vado in tv e spiego io, adesso basta”. E ai sindacati che dicono, “non ci sono le condizioni per riaprire a settembre”, risponde: “Dai sindacati mi aspetto collaborazione. Noi per settembre saremo pronti, ma ognuno deve fare la propria parte. Non si può sempre dire no a tutto, ad ogni tentativo di innovazione, serve coraggio”.

Ieri durante la puntata di In Onda su La7 il giornalista David Parenzo ha “consegnato” alla ministra un plico di domande sulla riapertura delle scuole, inviate in un solo giorno alla redazione del programma.

Ed è proprio il capo di Viale Trastevere a rispondere, in un’intervista all’Huffingtonpost, a chi le fa notare la confusione comunicativa sulla riapertura. “La scuola in questo ultimo periodo è stata utilizzata per lucrare consenso. Tutti quelli che criticano oggi sono gli stessi che hanno continuamente tagliato fondi: la destra ha tolto 8 miliardi alla scuola e creato le classi pollaio. Oppure ne parla chi non se n’è mai occupato o l’ha denigrata. Quindi ho deciso, in questo momento, di usare tutti i mezzi per dare informazioni, direttamente. Ho il dovere di parlare alle famiglie, al personale scolastico, al Paese”.

Ormai oggetto quotidiano degli attacchi del capo della Lega Matteo Salvini, la ministra rilancia: “Lo sfido in un confronto televisivo”. E poi ancora: “Capisco che Salvini appartiene a quel centrodestra che diceva, “con la cultura non si mangia”, quindi probabilmente non ama né i musei, né i teatri, né i cinema. Per me rappresentano luoghi di cultura. Quindi, portare gli studenti anche lì, al di là dell’aula scolastica, è un modo per avvicinare tantissimi ragazzi, anche con poche possibilità economiche, nei luoghi dove si fa cultura”. Sull’attuale legge in vigore, quella Gelmini, che obbliga le classi a non scendere sotto i 27 alunni rimane un po’ vaga: “Sulle classi più numerose possiamo iniziare, compatibilmente con gli spazi, a derogare. Non possiamo eliminare le classi pollaio in un mese e mezzo, ma è l’inizio di un processo. Quando arriveranno i soldi del Recovery Fund li utilizzeremo anche per questo obiettivo: edilizia scolastica, meno alunni per classe e innovazione didattica, come ci chiedono gli studenti”.

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