Azzolina, ormai è scontro con i sandacati: "Noi siamo pronti da due settimane, li stiamo aspettando"

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, torna a parlare in merito alla riapertura delle scuole prevista per metà settembre. In un’intervista al quotidiano “La Nazione”, la ministra parla non solo dell’emergenza coronavirus, ma anche del suo rapporto con i sindacati. “Non perdiamoci nelle polemiche. Siamo impegnati notte e giorno per la ripartenza e perché il 14 settembre il corpo docente sia al completo. Assieme agli uffici scolastici  regionali, ai dirigenti scolastici, agli enti locali. Ci sono scuole  già pronte, altre più in difficoltà, le aiuteremo una per una. Non  basta lanciare allarmi senza proporre soluzioni, bisogna lavorare  tutti insieme. E bisogna farlo adesso”.

La ministra è determinata: il futuro della scuola nel post-Covid è l’aula con i mono-banchi e i docenti non laureati. La gara per l’acquisto dei nuovi arredi scolastici partirà a breve e nel mettere dietro le cattedre studenti che nn hanno ancora completato la formazione universitaria non le sembra così scandaloso. Dei mono banchi si sta occupando il commissario Domenico Arcuri, ha detto il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, al termine della visita a un istituto milanese. “Al momento sono quelli che ci garantiranno maggiore distanziamento – ha spiegato – ma che in futuro permetteranno l’avvicinamento, cioè di avere una innovazione didattica che permette agli studenti di lavorare in gruppo“.

Al momento il ministro non ha quantificato il numero dei banchi che serviranno in quanto sono ancora in corso le rilevazioni: “le abbiamo fatte prima con l’ufficio scolastico regionale e adesso anche con i dirigenti scolastici. Stiamo distinguendo per la scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado” ha spiegato. E riguardo ai docenti mancanti, circa 200mila, ha aggiunto: ”Stiamo facendo ordine in un sistema che viene da anni di tagli e che ogni settembre affronta problemi – aggiunge Azzolina –. Attribuirli a  questo governo, ‘supplentite’ compresa, sarebbe un falso: sono anni  che non si fanno più concorsi, se non assumi le supplenze crescono.  Noi ereditiamo anni di mancati concorsi, per questo abbiamo messo a  bando 78mila posti. Nel frattempo, ho voluto il meccanismo di chiamata veloce: chi vuole essere assunto subito e non trova posto nella sua  regione, può andare in un’altra dove il posto c’è. Stiamo anche efficientando le graduatorie dei supplenti, svecchiando un sistema in  vigore da venti anni: le digitalizziamo e mettiamo in ordine gli  elenchi, affinché in cattedra vada chi è preparato per insegnare”.

“Noi contiamo sulla responsabilità a casa delle famiglie. Se un bambino è già malato a casa e ha la febbre non abbiamo bisogno di mandarlo sull’autobus. Quindi la misurazione della temperatura va fatta a casa, poi ogni scuola nella sua autonomia può organizzarsi come crede”, ha affermato la ministra dell’istruzione a margine della sua visita all’istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano. A chi le chiedeva come potranno fare le famiglie più povere che potrebbero non avere un termometro, la ministra ha replicato: “Abbiamo dato soldi alle scuole a sufficienza per fare anche questo laddove fosse necessario. Però credo che un termometro a casa ce l’abbiano quasi tutti se non tutti”.

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