Il prof. Marcello Salmeri: "si studia per imparare, per capire, non solo per passare l’esame".

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato il prof. Marcello Salmeri.

Professore Associato, Delegato della Facoltà di Ingegneria nella Commissione di Ateneo di Orientamento e Tutoraggio, Università degli studi di Roma Tor Vergata

Ingegnere elettronico, docente di Ingegneria elettronica e responsabile di orientamento di Ingegneria. Già dagli anni adolescenziali aveva deciso questo percorso formativo?

Già da piccolo avevo sicuramente manifestato predisposizione per le discipline tecniche e scientifiche. Mi affascinava il capire il perché delle cose e cercare soluzioni ai problemi. Non ricordo un giorno in particolare in cui decisi di intraprendere proprio gli studi di Ingegneria. Penso sia stata piuttosto una decisione naturale, maturata nel tempo.

Secondo lei quali sono le conoscenze e le capacità di entrata necessarie per questo tipo di studi?

La curiosità e la passione per la scienza, la conoscenza. Come diceva Socrate: “Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza”. Sicuramente chi proviene da un percorso di studi scientifico avrà un vantaggio in termini di conoscenze e competenze per iniziare nel migliore dei modi; ma il vantaggio deve essere accompagnato da altre doti essenziali, come l’umiltà, l’impegno, la costanza. Mai pensare che ciò che si sta studiando all’università sia stato già acquisito. Questo vale sempre, ma a Ingegneria è importantissimo. Occorre mettersi poi nell’ottica che si studia per imparare, per capire, non per “passare l’esame”. E lo studio, l’aggiornamento, in un ambito in evoluzione rapidissima è essenziale. Anche dopo la laurea ovviamente.

Un’altra cosa che amo sempre sottolineare è che Ingegneria non è solo per chi proviene da studi tecnici o scientifici. Le materie di base partono da presupposti di conoscenza comuni a tutti gli studi superiori. Molti studenti provenienti da studi umanistici, linguistici, artistici hanno intrapreso uno studio ingegneristico e hanno avuto brillanti risultati, essendo riusciti a integrare le competenze universitarie con il bagaglio culturale precedente. E questo è bellissimo.

Quali sono le principali figure professionali o ambiti professionali a cui indirizzano i corsi di laurea in Ingegneria?

Un Ingegnere ha aperto davanti a sé un ventaglio di possibilità enorme. Può lavorare in una azienda privata o in un ente pubblico, ma può anche essere un nuovo imprenditore. Tantissimi laureati hanno aperto una propria attività. Occorre un po’ svincolarsi dalla idea che una volta laureati si debba (solo) “cercare lavoro”. Con gli strumenti a propria disposizione, l’Ingegnere è in grado anche di “creare lavoro”, inventare nuovi prodotti, beni o servizi che portino vantaggio alla società.
Per questo gli studi universitari di Ingegneria non solo preparano gli studenti e le studentesse per soddisfare le attuali esigenze del mondo del lavoro, ma anche per anticipare quelle che saranno le future esigenze. 

Quali sono i campi più innovativi?

Molti lavori che oggi si apprestano a svolgere i nostri laureati, quando mi son laureato io, non esistevano nemmeno. Gli attuali cellulari o i moderni computer, solo per fare qualche esempio, erano solo nella fervida immaginazione di film di fantascienza, mentre oggi non riusciamo a pensare come potremmo vivere senza. Oggi non sappiamo cosa ci aspetterà tra uno o due decenni, ma sarà un mondo in cui gli attuali studenti di Ingegneria daranno un contributo inimmaginabile, senza mai ovviamente perdere di vista gli obiettivi principali: l’uomo, l’ambiente, la salute, il benessere. “La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità” (Nikola Tesla)

Un diplomando/a che si appresta alla scelta formativo-professionale, quali elementi primari dovrebbe considerare?

Dalla mia non breve esperienza nel campo dell’orientamento posso dire che molti studenti e studentesse fanno ancora le loro scelte “per sentito dire” o “perché da me si aspettano questo”. Non sempre valutano più scelte. Occorre essere curiosi e informarsi sulla offerta didattica disponibile per raggiungere i propri obiettivi di vita. Non fermarsi alla semplice denominazione del corso di laurea, ma guardare agli obiettivi formativi, al percorso di studio, agli sbocchi professionali.

E una volta immatricolato mettersi nell’ottica che l’università non è la scuola. Difficoltà se ne incontreranno sicuramente, soprattutto all’inizio. È una sfida, mai scoraggiarsi. “L’inizio è probabilmente più difficile di qualunque altra cosa, rimani saldo, andrà tutto bene” (Vincent Van Gogh).

Sicuramente lo studio è un investimento, in termini di tempo, di sacrificio, economici, ma ne vale sicuramente la pena. Non solo per lo studente, ma per la società di cui facciamo parte.

Una parola di augurio alle future matricole?

Diversi anni fa, seguendo un seminario di orientamento, sentii l’augurio più bello: “Ragazzi, fatte in modo che questi anni siano i più belli della vostra vita!”. Penso non ci sia augurio migliore. Perché lo studio è sacrifico, ma è anche soddisfazione. Ed è solo prendendo coscienza che si sta facendo la scelta giusta, qualunque essa sia, che davanti a qualsiasi difficoltà si avrà la forza di superarla e qualsiasi caduta sarà lo spunto per imparare e migliorarsi. E poi ci si rialza. Sempre.

Amanda Coccetti

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