Manfredi, sulla scelta dell'università: "Ognuno dovrebbe guardarsi dentro e vedere che cosa gli piace fare"

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha raggiunto il ministro dell’università e della ricerca, per raccogliere il suo punto di vista sulle scelte post diploma, in particolare, quella dell’università.

Ministro, ci può parlare dell’importanza dello studio e del perché un giovane dovrebbe scegliere di iscriversi all’università?

Oggi, se noi pensiamo al pre-covid, già prima sapevamo che avere un titolo di laurea dà maggiori opportunità occupazionali e un salario migliore, investire in competenze, in saperi, significa migliori opportunità per la propria vita lavorativa. L’esperienza della pandemia ha amplificato questo aspetto, perché ha dimostrato che la società ha bisogno di sempre maggiori competenze. Alla fine sono state le competenze che ci hanno consentito di dare una risposta al problema che abbiamo avuto. Ognuno di noi lo ha toccato con mano. Iscriversi all’università però non significa soltanto un miglior lavoro, un miglior reddito, ma anche dare un contributo migliore a quella che sarà la società del futuro, società che sarà sempre di più basata sulle competenze delle persone. Quindi se uno non vuole essere tagliato fuori da questo futuro deve investire su se stesso formandosi in maniera qualificata.

Quali sono le considerazioni e le domande che secondo lei dovrebbe farsi un ragazzo/a che si affaccia alla scelta di un corso di laurea?

Guardi, credo che bisogna seguire due strade. Una prima, quella di informarsi bene. Spesso i ragazzi si iscrivono all’università senza avere tutte le informazioni. Ci sono tante discipline, tante facoltà e lavori del futuro che danno grandi opportunità e che spesso sono poco conosciuti dai ragazzi che a volte preferiscono delle strade più tradizionali. Dico ai ragazzi: informatevi bene, orientatevi bene, cercate di capire bene tutte le possibilità che ci sono. Dall’altro, è importante la propria inclinazione. Ognuno dovrebbe guardarsi dentro e vedere che cosa gli piace fare, non solo che cosa gli piace studiare, ma anche il lavoro che potrebbe piacergli in futuro. Studiare qualcosa che non piace è molto difficile, se non impossibile. Scegliere da un lato con la testa, con razionalità le opportunità migliori e dall’altro seguire il cuore la passione che ognuno ha e che rappresenta una componente fondamentale per riuscire nella vita.

Lei è laureato in ingegneria, è stata una scelta casuale o ragionata?

Io ho fatto studi classici, ero intenzionato a fare una scelta nel campo umanistico anche se andavo bene in matematica, alla fine, nelle ultime settimane valutai la possibilità di fare ingegneria, mi piaceva molto l’idea di poter costruire, di poter realizzare delle cose. È stata più una scelta istintiva che meditata e alla fine posso dire di essere stato contento della scelta, anche se la mia passione per gli studi umanistici non è mai venuta meno.

Mi dà lo spunto per una domanda dal taglio umanistico. Lei prima parlava dell’importanza del costruire e oggi, anche alla luce dell’esperienza del Covid, dovremo tutti lavorare alla costruzione di una nuova società: quali sono i valori che non dovranno mancare in questa nuova casa?

Su questo ho le idee abbastanza chiare. L’umanità nei millenni si è evoluta tanto, ma se rileggiamo i principi della cultura classica dei grandi filosofi greci, dei pensatori latini, ci accorgiamo che molti di quei valori sono attuali: la centralità dell’uomo, il rapporto con la natura, i principi della democrazia, credo siano i valori eterni, la base dell’umanità, la stella polare soprattutto in questa fase di grandi cambiamenti, sono valori centrali e immutabili nel tempo, su questi dobbiamo fondare il futuro.

Mariano Berriola

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