Studiare Comunicazione “offre opportunità di impiego nel campo della comunicazione in senso lato”

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato Stefano Levati.

Professore ordinario di Storia moderna presso il Dipartimento di studi storici dell’Università degli studi di Milano dove insegna Storia culturale dell’età moderna. Dal gennaio 1991 è redattore e dal gennaio 2001 membro del Comitato direttivo della rivista di studi storici «Società e storia». Dal 2016 è responsabile del Centro di ricerca coordinato Bruno Caizzi per la storia della Svizzera e dal 2019 del Cepoc (Centro per lo studio “delle polizie e il controllo del territorio”).

Professor Levati, ci può spiegare quali sono i contenuti di studio relativi ai Corsi di Scienze della Comunicazione?

I corsi di scienze della comunicazione attivi presso la Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Milano si articolano in un corso triennale di “Scienze umanistiche per la comunicazione” e in uno magistrale di “Editoria, culture della comunicazione e della moda”. Nel primo si forniscono agli studenti le competenze di base necessarie per comprendere il variegato mondo della comunicazione, ancorandole ad una solida cultura umanistica. Gli insegnamenti comprendono quindi corsi di taglio storico (Storia della stampa, del giornalismo, della radio e della televisione, del linguaggio politico … ); artistico (Storia dell’arte, del teatro, del cinema); giuridico (Diritto dell’informazione); sociologico (Sociologia della comunicazione); linguistico/letterario (Lingua italiana e comunicazione, Comunicazione letteraria, Letteratura inglese); tecnologico-professionale (Fondamenti di informatica per le scienze umanistiche, Teorie e tecniche della comunicazione web, Teorie e tecniche della comunicazione pubblicitaria).

Nel corso magistrale gli studenti hanno la possibilità di approfondire le proprie competenze e iniziare un percorso di specializzazione che prevede tre curricula diversi: editoria, comunicazione e moda.

Tanto al triennio che alla magistrale le più tradizionali lezioni frontali, condotte con l’ausilio di adeguati strumenti tecnologici, vengono affiancate da attività laboratoriali, spesso affidate a professionisti del settore, che puntano al potenziamento delle competenze pratiche e da attività di stage presso aziende convenzionate, in modo che gli studenti possano conoscere da vicino la realtà del mondo del lavoro e, perché no, essere introdotti al lavoro stesso.

Molti ragazzi si autolimitano nella scelta in base al diploma di provenienza. Comunicazione ritiene sia accessibile a tutti?

Certamente sì. La nostra offerta formativa spazia dall’acquisizione di competenze informatiche a quelle linguistiche, da quelle sociologiche a quelle tecniche. Il tutto inquadrato in una solida culturale eminentemente umanistica. Non c’è una scuola superiore che più di altre offra insieme questo bagaglio di conoscenze, ragione per cui non c’è un diploma più adatto di altri. Dipende molto dalla qualità della scuola

Che tipo di figura professionale formate nella vostra università?

I nostri laureati in Scienze umanistiche per la comunicazione acquisiscono competenze professionali utili per accedere a quegli ambiti lavorativi che prevedano attività legate alla comunicazione e alle relazioni con il pubblico; in particolare il corso triennale offre opportunità di impiego nel campo della comunicazione in senso lato: dagli uffici stampa, alle pubbliche relazioni, al lavoro nel mondo della pubblicità. 

Il corso di laurea magistrale, invece, a seconda dell’indirizzo di studio scelto, prepara profili professionali adeguati per accedere ai vari comparti delle imprese editoriali e più in generale in qualunque iniziativa pubblica e privata che preveda un’attività editoriale in qualità di specialisti in discipline linguistiche letterarie e documentali; nel settore della comunicazione, gli ambiti occupazionali riguardano la promozione di musei e archivi, l’organizzazione e cura di eventi comunicativi, l’ideazione e l’organizzazione di manifestazioni culturali diverse e multidisciplinari, nelle quali lo sviluppo di modelli comunicativi visuali e multimediali trovi applicazione ideale; oltre al campo della pubblicità e mass media. Infine l’indirizzo “moda” trova naturale sbocco lavorativo nelle imprese operanti a più livelli nelle filiere della moda (impieghi presso giornali e riviste di moda, agenzie specializzate, uffici di pubbliche relazioni, archivi istituzionali, enti culturali pubblici e privati legati al mondo della moda). 

Tutti i nostri laureati, inoltre, dopo aver effettuato un periodo di praticantato della durata di due anni, da svolgere presso scuole dell’Ordine dei Giornalisti o nell’ambito di appositi percorsi formativi universitari riconosciuti, e previo superamento dell’esame di Stato, possono svolgere la professione di giornalisti

Crede che in futuro ci saranno buone opportunità di lavoro per i laureati in Scienze della Comunicazione e quali sono le professioni più richieste o innovative?

Credo proprio di sì; la stessa attualità legata alla pandemia Covid -19 ci dimostra e conferma la centralità assunta della comunicazione nella nostra società e la necessità di nuovi modelli comunicativi. Quanto alle nuove professioni, quelle giornalistiche, pur a fronte di un profondo e critico mutamento, mostrano ancora potenzialità di sviluppo, con particolare riguardo alle competenze relative alle costruzioni narrative. In decisa espansione appaiono poi le attività degli uffici stampa nelle grandi aziende e quindi i professionisti di media relations, come pure di story teller.

Di quale scuola di pensiero fa parte: la laurea prima ed il lavoro dopo, o entrambi allo stesso tempo?

Non credo esista una formula che vada bene per tutti. Dipende molto dalle motivazioni personali e dal bagaglio culturale ed esperienziale di ciascuno. In questi anni di insegnamento ho sperimentato che entrambe le soluzioni possono funzionare. Certamente chi ha già maturato qualche piccola esperienza di lavoro nel mondo della comunicazione appare più orientato e consapevole. Ha quindi un approccio allo studio più mirato e finalizzato. Al contrario chi antepone il compimento degli studi al lavoro manifesta in genere una maggior curiosità e una minor rigidità.

Quali sono le competenze più richieste dalle aziende e dalle Istituzioni quando si trovano a dover assumere un laureato in Comunicazione? Insomma, quali capacità e abilità devono realmente possedere?

Dagli incontri periodici che abbiamo con il mondo del lavoro per cercare di stare al passo con le richieste formative in perenne divenire che tale mondo esprime è emersa a più riprese l’esigenza di formare operatori della comunicazione che abbiamo un’ampia e stratificata cultura umanistica, un patrimonio culturale consistente che possa essere speso in qualsiasi settore della comunicazione. Proprio perché il mercato cambia in fretta non ha senso correre spasmodicamente dietro ai mutamenti, ma occorre formare figure professionali dalle solide basi culturali e con affinato senso critico, capaci di volta in volta di adeguarsi e padroneggiare le trasformazioni e le sollecitazioni prodotte dalle nuove tecniche e dalle nuove tecnologie di comunicazione.

  L’esperienza del Covid cambierà il mondo della Comunicazione?

Credo lo abbia già cambiato; strumenti e linguaggi sono profondamente modificati e con loro le modalità di comunicazione in tutti i contesti, nessuno escluso: da quelli legati all’istruzione e all’insegnamento, al mondo del lavoro, all’universo dell’informazione e della conoscenza. L’utilizzo delle nuove tecnologie, che probabilmente non verranno meno anche a pandemia terminata, se da un lato ci ha costretti ad un’ulteriore sinteticità dei messaggi, dall’altro rischia di privarci totalmente di tutti quegli aspetti del linguaggio non verbale e di body language che spesso orientano utilmente la comunicazione e la mantengono su binari corretti.

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