Ingegneria Elettronica – “non mi dovevo spaventare della grande mole di teoria che si fa i primi anni” il racconto della studentessa

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato Elisa Franci, studentessa di Ingegneria Elettronica – Università di Roma Tor Vergata

Elisa, quando hai scelto di studiare questo corso di laurea e quali sono le motivazioni che hanno guidato la tua scelta?

Sinceramente, alla fine del quinto anno di liceo scientifico, ero abbastanza confusa su cosa avrei potuto fare nel mio futuro; i campi che mi interessavano erano molto diversi fra loro. Ho sempre avuto una passione per l’archeologia e la storia, ma ero consapevole del fatto che in Italia sarebbe stata una carriera difficile da intraprendere; mi piaceva rendermi utile alle persone, aiutarle in qualche modo quindi volevo prendere infermieristica come facoltà, ma i dubbi erano incentrati sul fatto che non reagisco molto bene al sangue e altre problematiche umane e non meno importante ero molto terrorizzata per il fatto che infermieristica aveva il “numero chiuso” piuttosto stringente. Ma la soluzione la trovai parlando con un mio amico, ingegnere civile, gli dissi che ero molto appassionata degli argomenti che stavo trattando a fisica nel mio ultimo anno e lui mi suggerì che forse ero adatta per ingegneria e di parlare con il mio professore di matematica. Era una persona molto buona, sincera e saggia il mio professore e mi disse subito che secondo lui mi sarei trovata bene a ingegneria, non mi dovevo spaventare della grande mole di teoria che si fa i primi anni, ma me la sarei cavata. Mi consigliò di prestare attenzione durante le giornate di orientamento fatte dalle università e, siccome nel mio ultimo anno gli argomenti di fisica erano “elettricità, magnetismo ed elettromagnetismo”, mi indirizzò verso ingegneria elettronica. E quindi eccomi qui, ingegnere elettronico.

Durante il tuo percorso hai trovato materie di studio che non avevi valutato al momento dell’iscrizione?

Si, ma quello penso capiti quasi a tutti i ragazzi/e che iniziano un percorso di studi in qualsiasi campo. Durante gli orientamenti non ci sarebbe nemmeno il tempo di parlare precisamente nel dettaglio di tutti gli argomenti che vengono trattati in un corso di studi e poi si perderebbe di vista il focus e l’utilità delle giornate di orientamento, non si avrebbe più una panoramica generale che ti può aiutare/indirizzare nella scelta, ma solo un elenco infinito di informazioni anche molto dettagliate delle quali non se ne capisce nemmeno il senso. 

Quali competenze avrai acquisito/hai acquisito al termine del corso?

Con la laurea triennale in ingegneria, a seconda dell’indirizzo (meccanica, civile, informatica e così via), si acquisiscono competenze tali da portare lo studente a ragionare in modo tale da poter risolvere qualsivoglia problema. Tramite lo studio della teoria o anche materie di indirizzo, si porta il ragazzo a razionalizzare le situazioni, pensare da ingegnere, così con il percorso di laurea magistrale si può andare più nel dettaglio tecnico del proprio indirizzo.

Ti sei già indirizzato verso un ambito occupazionale o figura di lavoro specifici ? Che lavoro farai?

Sto completando il mio percorso di studio, quindi sto iniziando a “guardarmi intorno”; mi interesserebbe veramente lavorare in azienda, in modo da imparare molto dal punto di vista tecnico ed interfacciarmi con le sfide che si devono affrontare nella realtà. Il mio indirizzo si chiama “Ingegneria elettronica per l’energia”, per cui trattiamo tutti i vari campi di applicazione di energie rinnovabili e come vi si applica l’elettronica e mi sto appassionando molto al mondo del fotovoltaico e dell’eolico, quindi spero di poter diventare un progettista in quel campo.

Consiglieresti questo percorso a un diplomando/a? 

Si lo consiglierei, ma ho lo stesso consiglio del mio professore del liceo: non bisogna spaventarsi i primi anni, soprattutto per la tanta teorica che è necessario fare per saper approcciarsi alla pratica. L’università è un mondo molto diverso dal liceo o da un istituto tecnico, la competizione regna sovrana, i docenti non ti conoscono e non ti aiutano come al liceo; bisogna avere molta voglia di apprendere ed applicarsi, non bisogna abbattersi per i primi esami se non vanno bene, o almeno che non vanno come vorremmo, perché il metodo di studio è completamente differente e bisogna avere il tempo di adattarsi.

Una parola, un’immagine che riassume il tuo percorso di studi?

Penso che l’immagine adatta sia una scrivania molto grande con sopra libri, quaderni, calcolatrice, matite ed evidenziatori e pezzi di circuiti. Teoria e pratica insieme.

Conosci le prospettive occupazionali del tuo campo?

Per quanto riguarda ingegneria, le prospettive di lavoro sono veramente infinite. Dai dottorati di ricerca, dove si può “continuare a studiare” problemi sempre più complicati che appunto richiedono ricerca, a lavori in qualsiasi tipo di aziende. Molti dei miei docenti di questo ultimo anno sono ingegneri attivi sia nella ricerca in campo fisico, medico, opto-elettronico, comunicazioni, ma molti lavorano per conto di aziende o hanno anche aziende proprie. Ingegneria permette veramente di toccare molte tematiche diverse con prospettive di lavoro che prendono un ampio spettro di tutte queste tematiche. 

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