L'allarme dei sindacati: "oltre 50mila cattedre senza insegnanti". E in migliaia chiedono l’esonero

Il primo settembre è stato il giorno dell’avvio ufficiale dell’anno scolastico 2020/2021 con le riunioni dei docenti – spesso da remoto -, i consigli di istituto e le indicazioni agli studenti di come sarà l’anno scolastico che verrà. Sono cominciati anche i corsi per i referenti Covid che ogni scuole deve individuare e formare. Qualche istituto ha già cominciato i corsi di recupero, per lo più partiranno nei prossimi giorni e le scuole superiori hanno scelto in maggioranza di farli online, visto che le aule non sono pronte dappertutto.

In Veneto e nel Lazio dove ieri avrebbero dovuto riprendere le loro attività i servizi per l’infanzia si registra una falsa partenza. In Veneto ha aperto una struttura su tre: le istruzioni e le regole sono arrivate troppo a ridosso del primo settembre. A Roma, i sindacati denunciano, molta confusione nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, dove mancano aule e segnaletica a terra. Intanto la sindaca Virginia Raggi, in visita con la ministra Lucia Azzolina al liceo Augusto, ha chiesto ai presidi di non disfarsi dei vecchi banchi a due posti: verranno messi in magazzini per poterli poi “riutilizzare in un secondo momento quando avremo lasciato il Covid alle spalle”.

Dopo che si è trovato un accordo sulla capienza massima dei mezzi di traporto pubblico, la grana principale da risolvere perché l’anno scolastico cominci con le lezioni in classe e soprattutto con i prof in cattedra è proprio quello del personale. Oggi è terminata anche la seconda chiamata, la cosiddetta “chiamata veloce” per poter riempire le quasi 85 mila cattedre che sono rimaste libere lo scorso anno. Secondo le anticipazioni degli uffici scolastici regionali raccolte dai sindacati la situazione è drammatica. In Campania mancano oltre quattrocento prof di italiano, in Puglia 250 di matematica, In Piemonte è stato riempito solo il 24 per cento delle 6mila cattedre. Nelle scuole superiori della Toscana su 3700 posti non ne sono stati trovati neppure duecento: ormai quasi ovunque le graduatorie sono vuote. Per non parlare degli insegnanti di sostegno che mancano ovunque. Tanto da far dire alla segretaria generale della Cisl Scuola Maddalena Gissi che delle 85 mila cattedre “ne resteranno vuote almeno 50 mila”. Ci sarebbero 753 mila supplenti pronti a salire in cattedra: ma le nuove graduatorie provinciali non sono ancora pronte e sono piene di errori, che rischiano di allungare ancora i tempi per assegnare le cattedre, almeno per quest’anno.

I presidi aspettano ancora indicazioni su come comportarsi con le richieste di “esonero” dei lavoratori fragili, di quegli insegnanti o operatori ausiliari che per motivi di salute non vorrebbero dover tornare a scuola. L’istituto superiore di Sanità sta compilando un documento con le regole da seguire. Non basta certo avere 55 anni, come era sembrato all’inizio della pandemia, per ottenere l’esonero. Il lavoratore dovrà dimostrare di essere affetto da una “patologia a scarso compenso clinico” e cioè da malattie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche o a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche (indipendentemente dall’età). Toccherà all’Inail certificare “la fragilità”. A seconda della gravità e del tipo di malattia potrà stabilire se è necessario l’esonero o se basta che il preside modifichi le condizioni di lavoro — smartworking, mansioni che non prevedono il contatto diretto con gli studenti —, come prevede la cosiddetta “sorveglianza speciale”.

L’incontro con i sindacati per discutere dell’argomento, previsto per stamattina, è stato rinviato. “Abbiamo reiteratamente richiesto chiarimenti sulla gestione dei cosiddetti lavoratori fragili è necessario sapere quanto prima come gestirli”, protesta il presidente dell’Associazione presidi Antonello Giannelli. Ma intanto alle scuole sono arrivate già migliaia di richieste, in Veneto, Toscana, Liguria e Campania.

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