Università Milano-Bicocca e Brescia, un farmaco antitumorale per bloccare il Sars-Cov-2

Il Metotrexato è in grado di inibire la duplicazione del Sars-CoV-2 – il virus che causa la sindrome respiratoria Covid-19 – ed ha il potenziale di limitarne gli effetti, se utilizzato sui pazienti ai primi sintomi o che hanno sviluppato sintomi lievi della malattia.

La scoperta – per ora a livello di laboratorio ma destinata alla sperimentazione clinica – è stata fatta da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Università di Brescia ed è descritta nell’articolo “Methotrexate inhibits Sars-CoV-2 virus replication “in vitro” appena pubblicato sul Journal of Medical Virology (DOI:https://dx.doi.org/10.1002/jmv.26512)

La ricerca è partita da un approccio sistemico, che ha focalizzato una funzione virale, però connessa al metabolismo della cellula ospite. Come tutti i virus, il Sars-CoV-2 per replicarsi ha bisogno di fare tante copie delle due parti di cui è costituito: l’RNA – l’acido ribonucleico, ovvero il corredo genetico – e la parte proteica (esterna). Per replicare il suo RNA, il virus deve utilizzare nucleotidi, metaforicamente dei “mattoncini da costruzione” che però devono venir forniti dalla cellula umana che lo ospita. L’idea dei ricercatori è stata quindi di intervenire non sul virus, ma sulle cellule ospiti dei pazienti lievi o ai primi sintomi: se si blocca la produzione dei nucleotidi, il virus non riceve più materiali per fare copia di se stesso. Viene, per così dire, “affamato” e non può proliferare all’interno dei polmoni né migrare in altri distretti del corpo. Ne viene così limitato il potenziale infettivo.

Per riprodurre questo meccanismo biologico, i ricercatori hanno sperimentato su cellule in vitro, presso il laboratorio di Microbiologia dell’Università di Brescia, diretto dal professore Arnaldo Caruso, il Metotrexato, un farmaco approvato dalla FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia governativa statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici) e utilizzato da decine di anni in terapie antitumorali e su patologie autoimmuni. Alla sperimentazione in vitro seguirà al più presto lo studio clinico sull’efficacia del Metotrexato.

«Questo studio è il risultato di un metodo molto innovativo – afferma Lilia Alberghina, Direttore scientifico di ISBE.IT-SYSBIO Centro di Systems Biology dell’Università di Milano-Bicocca – su diversi piani: l’approccio scientifico metodologico, basato sulla biologia sistemica; una fortissima interdisciplinarietà, visto che alla ricerca hanno preso parte clinici, biochimici, virologi e microbiologi; una forte collaborazione tra più istituzioni. Ora occorre partire al più presto per validare anche a livello clinico l’efficacia terapeutica del farmaco e così cercare di portare sollievo ad una pesante ed angosciosa situazione sociale ed economica».

 «Un approccio nuovo alla terapia antivirale – aggiunge Arnaldo Caruso, Docente di Microbiologia dell’Università degli Studi di Brescia e Presidente della Società Italiana di Virologia – che parte dalle nostre conoscenze su Sars-CoV-2. Un virus che ha bisogno di replicare continuamente nella cellula che infetta altrimenti viene degradato ed eliminato. Non essendo un farmaco diretto verso componenti virali, non dobbiamo temere che mutazioni del virus possano in futuro renderlo inefficace. Se poi consideriamo i già noti effetti anti-infiammatori del Metotrexato, la sua efficacia nei pazienti Covid potrebbe diventare ancora più significativa”.

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