Azzolina: "Per i figli di medici e infermieri la lezione resta in presenza". Ma in pochi sfruttano la possibilità

Il DPCM dello scorso 3 novembre parla chiaro: la didattica in presenza, a prescindere dall’età dei ragazzi e dal colore della loro zona di appartenenza, deve essere garantita agli alunni con disabilità, BES e ai figli di personale medico e sanitario. Per fare in modo che questo avvenga, il Ministero dell’Istruzione, secondo quanto segnalato anche da Repubblica.it, ha diffuso una nota in cui chiede alle scuole di compilare un questionario e rispondere alla seguente domanda: “Quanti sono i figli di sanitari all’interno del vostro istituto e a quanti è garantita la didattica in presenza?”.

I figli dei medici, degli infermieri, dei farmacisti, degli operatori sanitari, ma anche quelli di maestri, forze dell’ordine, conducenti dei trasporti pubblici locali, impiegati dei servizi sociali, del commercio di generi alimentari o di beni di prima necessità hanno diritto alla scuola in presenza. Finora in pochi se n’erano accorti, ma cinque righe della nota del 5 novembre scorso del capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Marco Bruschi, aprono uno scenario finora sconosciuto in Italia: l’istruzione in tempo di dad ai figli dei lavoratori essenziali. E in particolare tutti gli studenti che si trovano in una Regione ritenuta zona rossa e frequentano dalla seconda media in su (e quindi dovrebbero fare la didattica a distanza).

Scuola in presenza? Per i figli dei lavoratori essenziali (dai medici agli autisti) si può: lo dice una nota del ministero non applicata

Un provvedimento quello emanato da Bruschi che, tuttavia, non sembra essere stato ancora messo in atto dalle famiglie interessate e dalle scuole. Complice il fatto che non è stato molto pubblicizzato dal governo; che nemmeno i sindacati lo hanno “pubblicizzato”; ad oggi sembra che siano davvero poche le persone che hanno utilizzato la norma prevista.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel sistema d’istruzione. Finora in Italia era stata data questa possibilità in Alto Adige: la didattica in presenza è stata garantita solo, su richiesta, ai figli di genitori con oggettivi criticità a lasciare i figli a casa a seguire le lezioni online. Tra questi gli impiegati nel settore medico, infermieristico o dei servizi sociali, del commercio di generi alimentari o di beni di prima necessità, delle forze dell’ordine, delle organizzazioni di soccorso o del settore della Protezione civile, di farmacie o parafarmacie, del settore del trasporto pubblico locale, personale pedagogico, insegnante. Non solo. Anche all’istituto superiore “Leonardo da Vinci” di Cesenatico, il preside Massino Della Valle, ha dato la possibilità ai figli di medici e infermieri di continuare a frequentare la scuola.

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