Azzolina:"Si riparte il 9 dicembre", ma mancano i prof

Riaprire le aule prima di Natale, il 9 dicembre: questo è l’obiettivo della ministra Azzolina. Ma non sarà facile perché i vecchi problemi ci sono ancora tutti. A cominciare dalle cattedre che, con i presidi a caccia di supplenti, restano vuote. E i banchi singoli del commissario Domenico Arcuri, che dovevano essere tutti presenti all’appello dalla fine del mese di ottobre, sono invece ancora in consegna. Non solo. Ieri sera è anche arrivata la frenata del segretario del Pd, Zingaretti: “Sul ritorno in classe – ha detto – decide la scienza”.


La scuola dovrà comunque capire allora come poter riaprire perché, senza docenti, non sarà possibile ad esempio organizzare doppi turni per alleggerire il carico del trasporto pubblico. La didattica a distanza, per ora, riguarda tutte le scuole superiori e, nelle zone rosse, anche le classi seconde e terze di scuola media: i ragazzi più grandi, quindi, che per tornare in classe useranno i mezzi di trasporto pubblico. Ma se non si riesce a scaglionare gli ingressi, organizzando turni differenziati per alleggerire il carico dei bus, la situazione rispetto al mese di ottobre non cambia. Si riparte dal via, quindi, con i problemi irrisolti e la conta di quello che manca.


L’idea, sempre che la curva dei contagi lo permetta, è di riaprire poco per volta le classi a partire dal 9 dicembre, dopo la Festa dell’Immacolata: se ne discuterà oggi nell’incontro di Conte con i capi delegazione della maggioranza e molto dipenderà anche dai dati relativi ai contagi che verranno resi noti venerdì. L’obiettivo della ministra è aprire il 9 per poi chiudere per le festività natalizie il 23, dopo due settimane di lezione in presenza che rappresenterebbero così una sorta di prova generale per gennaio. Ma i problemi da risolvere non mancano. Le questioni più spinose sono arrivate al tavolo permanente per la sicurezza, organizzato proprio per capire come procedere con la didattica, e le criticità riguardano ancora una volta gli organici per quel che compete alle scuole, il trasporto pubblico insufficiente e la distanza che troppo spesso c’è tra gli istituti e le Asl.


L’Associazione nazionale dei presidi, per la ripresa delle attività in presenza, ha quindi chiesto interventi incisivi sia sugli organici, che per i dirigenti costituiscono «un problema drammatico», sia per gli arredi. In merito ai banchi singoli è stata fatta esplicita richiesta per capire quanti ne sono stati consegnati e quanti no, dopo un mese dalla data prevista come ultima. “Sappiamo che li stanno ancora consegnando ma non sappiamo quanti ne mancano spiega il presidente Anp, Antonello Giannelli e viviamo non poche difficoltà nel reperire i docenti da portare in cattedra tanto che il ministero dell’istruzione ha autorizzato la chiamata delle mad, le messe a disposizione. Evitando così le chiamate da graduatorie a cui i docenti non rispondono. È possibile ipotizzare il rientro dove non c’è affollamento di persone, quindi direi nei piccoli centri, ma nelle grandi aree è tutto più problematico: come possiamo scaglionare gli ingressi per evitare il sovraffollamento dei bus se non ci sono docenti?”. La mancanza di personale si fa sentire da Nord a Sud, secondo i dati della Cisl scuola ne mancano ancora a centinaia a Roma e a Milano, anche sul sosteno, nel Veneto e soprattutto a Venezia mancano all’appello docenti di informatica e inglese ma anche alla primaria i posti vuoti sono ancora troppi.


Non solo, a pesare sulla scuola sono anche i fattori esterni come il trasporto pubblico, tanto che l’Anp ha chiesto la possibilità per le scuole di attivare convenzioni ad hoc con i pullman turistici inutilizzati in questo periodo. Altrimenti i bus scoppiano e i contagi saranno inevitabili. “Servono controlli a tappeto anche da parte delle forze dell’ordine per evitare assembramenti sui bus o alle fermate in prossimità delle scuole – spiega Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl Scuola siamo per difendere la didattica in presenza ma che senso ha riaprire le classi se poi le dobbiamo richiudere per le quarantene? Si creano assenze lunghissime, per questo abbiamo chiesto che di fronte agli istituti ci siano dei presìdi della protezione civile per effettuare i tamponi alle classi che, altrimenti, resterebbero in isolamento troppo a lungo. Le attese sono lunghissime e si perdono troppi giorni di lezione”. Per un ragazzo positivo, infatti, la classe intera va in quarantena per due settimane perché per effettuare i tamponi l’attesa è lunga e la risposta, una volta fatto l’esame, troppo spesso non arriva in tempo.


Oggi intanto riaprono le scuole in Campania ma non ovunque: è terminato il periodo di chiusura previsto dall’ordinanza regionale del governatore De Luca, che teneva chiusi tutti gli istituti, e così si riparte con il rientro di scuole materne ed elementari. Ma in molti comuni non sarà così: sono intervenuti i sindaci con la proroga della chiusura, a cominciare da Caserta, Salerno e Avellino”

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