Governo e sindacati d'accordo per riaprire la scuola il 9 dicembre

Tutti d’accordo sulla priorità di riaprire la scuola in presenza al più presto, orientativamente già a partire dal 9 dicembre. Rientro che potrebbe avvenire in modo graduale e comunque tenendo sempre sotto osservazione l’andamento dell’indice Rt. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da Palma di Maiorca ha sostenuto che “la scuola in presenza va riaperta appena possibile, non appena la curva dell’epidemia lo consentirà”. In sintonia con quanto ripetuto più volte dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha trovato anche una sponda nei sindaci delle città metropolitane con i quali ha avuto un confronto in videocall, oltre che nei rappresentanti delle Province. Sintonia rafforzata dall’offerta della ministra di “massima collaborazione” con i primi cittadini.

Ma la parola chiave per il ritorno tra i banchi è ‘sicurezza’ e per garantirla, hanno fatto notare i sindaci, bisogna sciogliere i nodi che sono sempre gli stessi: scaglionare gli orari di ingresso e uscita e incrementare i trasporti contro ogni rischio di sovraffollamento. La ministra Azzolina ha detto di aver “molto apprezzato lo spirito di collaborazione emerso dalla riunione con i sindaci delle aree metropolitane“. E ha spiegato: “Siamo tutti d’accordo che la scuola sia una priorità, lavoriamo insieme per riportare gradualmente gli studenti in classe”.

Propositivo il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro: “Abbiamo offerto la nostra massima disponibilità a collaborare con il governo: l’obiettivo comune è di riaprire le scuole”. Ma poi ha puntualizzato: “La nostra massima e unitaria disponibilità a collaborare non può prescindere da alcuni nodi sui quali siamo tornati a sollecitare la ministra e, per suo tramite, l’intero governo: bisogna intervenire – ha ammonito – perché si fissino orari di ingresso e uscita davvero scaglionati e sull’incremento di mezzi di trasporto, soprattutto extraurbani, al fine di garantire che si evitino affollamenti sugli autobus e alle fermate”.

Quindi, ha concluso: “Servono protocolli sanitari univoci e chiari per fissare le modalità di tracciamento, di quarantena e utilizzo dei test rapidi. Nel corso della riunione è emersa anche la necessità dell’adeguamento tecnologico delle scuole per consentire che la didattica a distanza conti su connessioni efficienti”. Secondo quanto si apprende, nel corso del ‘tavolo’ convocato oggi, è emersa una ‘forte preoccupazione’ per i tempi di risposta delle Asl: qualche sindaco ha fatto notare che non sempre le Asl rispondono o, se rispondono, avviene troppo lentamente quando bisognerebbe fare i tamponi.

Stesso spirito collaborativo da parte delle Province. Il presidente dell’Upi, Michele de Pascale, ha sottolineato il lavoro fatto “da luglio per assicurare l’apertura delle scuole superiori in presenza a tutti i 2 milioni e 500mila studenti medi, con interventi di piccola edilizia, acquistando banchi e affittando nuovi spazi dove necessario”. Quindi ha spiegato: “Siamo ovviamente favorevoli al ritorno in classe dei ragazzi e delle ragazze, ma per le scuole superiori deve avvenire con gradualità – ha avvertito – in modo da evitare di dovere intervenire con frenate brusche”.

E ha messo in evidenza che “stiamo passando troppo frequentemente da un eccesso all’altro: prima tutti in didattica a distanza, poi tutti in presenza, poi di nuovo tutti in Dad e ora di nuovo tutti in presenza? Occorre muoversi per fasi, raggiungendo di volta in volta la più alta percentuale possibile in presenza, ma continuando anche ad utilizzare, a turno, gli strumenti di didattica digitale integrata che consentono di evitare le situazioni a più alto rischio di diffusione del contagio”.

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