Università del Piemonte Orientale, sindacato: “Nel Comitato Covid atteggiamento di totale chiusura”

“Non sta andando tutto bene”. Professori e personale dell’Università del Piemonte Orientale si sono confrontati con i sindacati e hanno parlato della situazione dell’ateneo, sia quella del primo lockdown sia quella attuale. Fra corsi in presenza, lezioni da videoregistrare e sicurezza. “Abbiamo inviato una formale diffida al rettore, Gian Carlo Avanzi – sottolinea al quotidiano La Stampa, Serena Morando, della Flc Cgil – e convocato l’assemblea” che si è svolta il giorno del nuovo Dpcm, il 4 novembre.

“Con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri e con il Piemonte in zona rossa tutto è cambiato. Riteniamo che questa pausa forzata debba costituire l’occasione per sollecitare un confronto fattivo e una discussione all’interno degli organismi accademici affinché si costruiscano le premesse per una ripartenza migliore fondata sulla trasparenza e la condivisione delle scelte”. Perché fino ad ora sono state «imposte».

«L’Università del Piemonte Orientale – spiegano dalla Cgil – si è distinta, anche in questa fase, come uno degli atenei dove le relazioni sindacali sono state e continuano a essere più complesse e problematiche. L’Upo non ha attivato un processo di condivisione con gli organismi accademici e si è contraddistinta per la mancanza di una comunicazione chiara, trasparente fondata su atti e regolamenti scritti e formalizzati. Questa scelta ha una chiara impronta verticistica che ha imposto al sindacato di aprire una discussione e un confronto fra i docenti su come garantire il diritto allo studio degli studenti da una parte, e dall’altra su come garantire la sicurezza alle lavoratrici e ai lavoratori ed alla comunità tutta”.

Durante l’assemblea si è parlato di che cosa accade nelle due sedi alessandrine dell’Università del Piemonte Orientale, delle dinamiche interne e delle scelte che hanno riguardato soprattutto le modalità di gestione dell’emergenza e la sicurezza. “All’interno del Comitato Covid dell’Upo – continua Morando – l’atteggiamento è stato di totale chiusura e improntato su scelte autoritarie, nonostante il dissenso manifestato dalla rappresentanza sindacale soprattutto in tema di lavoratori fragili e del lavoro agile. Questo ci fa dire che in università non sta andando tutto bene. La comunicazione prevalente sull’università, in queste settimane e in questi mesi, è che sostanzialmente sta andando tutto bene, ma non è esattamente così”.

Poi si riferisce alla didattica mista, che il rettore aveva spinto, dopo il lockdown, dando la possibilità agli studenti di seguire sia in presenza sia a distanza, ma con l’obbligo (fino al 4 novembre) per i professori di essere in aula. “Tutto questo – riprende Morando – è avvenuto in assenza di indirizzi, protocolli o indicazioni nazionali. Di conseguenza ogni ateneo ha adottato scelte operative diverse, ma ha anche stabilito propri indirizzi didattici, procedure, compiti del personale e norme di sicurezza, differenziati e talvolta contrastanti con quelli degli altri atenei”.

Ora si attende una risposta di Avanzi sulle questioni aperte, fra le quali c’è anche quella dell’obbligo di videoregistrazione delle lezioni universitarie. “Riteniamo tale indicazione estremamente problematica da un punto di vista didattico e normativo. È a rischio la libertà della docenza e c’è il problema della proprietà di quei filmati e dei diritti”. 

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