Dispersione scolastica, intervista all’on. Vittoria Casa: “Più risorse per la formazione dei docenti e il rafforzamento delle reti cittadine”

Uno studenti su due ha difficoltà a seguire la Dad. Dispersione scolastica, on. Vittoria Casa presidentessa della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera a Corrieruniv.it

Dispersione scolastica, intervista di Corriereuniv.it all’on. Vittoria Casa presidentessa della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera.

Il primo febbraio tutti gli studenti d’Italia – tranne la Sicilia in zona rossa – torneranno in modalità contingentata tra i banchi di scuola. La Dad, però, non verrà fermata ma si lavorerà in maniera integrata con le lezioni in presenza. Il sistema di finanziamenti richiesti dal Governo e concesso dall’Europa tramite il piano denominato Next Generation Eu comprende 27 miliardi per il comparto Istruzione e Ricerca. Un piano di investimenti che prevede una serie di accorgimenti normativi contenuti nel Recovery Plan che l’Italia dovrà presentare in sede europea entro aprile. Per capirne più a fondo alcuni aspetti abbiamo intervistato l’onorevole Vittoria Casa (M5S), ex dirigente scolastico, presidentessa della VII Commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione).

Onorevole lei che ha lavorato e vissuto per tanti anni il mondo scolastico, quali sono tre azioni che bisognerebbe intraprendere con priorità oggi per migliorare la scuola italiana?

Sono tante le priorità su cui bisognerebbe intervenire. In primo luogo, lo ribadisco, la lotta alla dispersione scolastica e all’abbandono resta l’emergenza assoluta. In secondo luogo, occorre investire sul reclutamento dei docenti e nella loro formazione. Infine, è necessario impegnare risorse sulla sicurezza degli edifici scolastici con un grande piano di investimenti sull’edilizia e sulla costruzione di nuovi ambienti di apprendimento innovativi, sicuri e sostenibili. 

Qual è il tipo di formazione prevista per i docenti durante l’anno in cui entrerebbero in ruolo dopo il concorso? Chi valuterà tale formazione?

Il modello di formazione per i docenti neo assunti prevede un percorso, di almeno 50 ore, molto articolato e in linea con i cambiamenti che riguardano i bisogni educativi e formativi degli studenti.

Sono previste diverse attività di formazione, dai laboratori su argomenti legati sia alla didattica che a tematiche trasversali come la gestione della classe, l’innovazione didattica e digitale, la progettazione e valutazione, l’inclusione e disabilità, all’attività di osservazione svolta in classe, alla visita a scuole innovative, alla formazione on-line.

Durante tali attività, il docente dovrà elaborare un proprio portfolio professionale digitale nel quale inserirà le proprie competenze, il proprio curriculum, il piano di sviluppo professionale, il bilancio del percorso formativo. Infine, al termine del periodo di prova, il docente neo-assunto sarà valutato dal Comitato di valutazione dell’istituzione scolastica in cui ha prestato l’anno di prova, superato il quale accederà al ruolo. 

Riguardo il potenziamento delle materie STEM, la carenza endemica dei docenti in materie scientifiche e principalmente in Matematica è una grave lacuna di questo Paese, in che modo le risorse del Recovery migliorerebbero tale situazione?

È esplicitamente previsto che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si investa sul rafforzamento delle competenze STEM e digitali, un percorso che deve avvenire sin dalla scuola dell’infanzia e dalla primaria. Questa priorità è stata ribadita con forza anche dalla Commissione Cultura. Dobbiamo poi considerare che il 20% del Recovery Plan – come ricordato recentemente anche dalla Presidente Ursula von der Leyen – andrà alla digitalizzazione, un settore in crescita che richiederà un sempre maggior numero di esperti in campo scientifico, informatico, tecnologico. 

Quasi 2,5 miliardi tra fondi, Pon e Legge di Bilancio sono previsti per combattere la dispersione scolastica, soprattutto nelle aree maggiormente colpite dal fenomeno. Quali azioni sono previste in merito? Ci sarà differenza tra Nord e Sud nella divisione dei fondi? Verrà lasciata autonomia ai singoli progetti di orientamento delle scuole? 

La dispersione scolastica è un fenomeno che ha ormai proporzioni inaccettabili per il nostro paese. La pandemia è riuscita a renderlo addirittura drammatico, aumentando ancora di più le disuguaglianze sociali e il divario tra Nord e Sud. Secondo i recenti dati della Comunità di Sant’Egidio, un minore su quattro è considerato a rischio di dispersione per il numero eccessivo di assenze ingiustificate (più di tre al mese nel 19,5% dei casi) o perché non ha ripreso a frequentare la scuola dall’inizio dell’anno (4%). Uno su due ha difficoltà a seguire la Dad. È evidente che occorre intervenire con urgenza ed in maniera sinergica tra tutte le istituzioni. Io stessa ho presentato, lo scorso novembre, una proposta di legge per il contrasto alla dispersione scolastica e al disagio giovanile attraverso appositi percorsi formativi rivolti ai docenti neoassunti e di ruolo. E a tal riguardo, torniamo ai problemi relativi alle differenze Nord-Sud.

Proprio per ridurre il divario fra le regioni del Nord e quelle del Sud, il governo ha presentato nel febbraio 2020 un piano in sei punti, uno dei quali è mirato al contrasto della dispersione scolastica attraverso la creazione di nuove reti formative e patti di comunità che coinvolgano enti locali, Asl, parrocchie, associazioni del Terzo settore con l’obiettivo principale di favorire l’apertura delle scuole in orario pomeridiano, rafforzandone il ruolo come spazio di inclusione sociale e di condivisione culturale.

Quante borse di studio per l’università in più potranno essere messe a disposizione degli studenti (comprendenti della maggiorazione di 700 euro)?  

Una quantificazione numerica in questo momento non è possibile farla, ma nel Recovery sono previsti interventi per implementare i fondi sull’Università. Per esempio sul “potenziamento delle competenze e il diritto allo studio” saranno investiti 16,72 miliardi di euro, mentre sulla missione “Dalla ricerca all’impresa” ci saranno 11,77 miliardi di euro. 

Riguardo alla R&S, nel piano si parla di attrattività delle posizioni di ricercatore, può spiegarci nello specifico cosa si vuole intendere e se la riforma dell’Università e della Ricerca, che si sta discutendo da due anni, verrà integrata nel processo del Recovery Plan?

Riforma dell’Università e Recovery Plan agiscono su due piani distinti perché la prima è una riforma di sistema, il Recovery invece è un piano d’investimenti. Ovviamente, entrambe convergono su diversi obiettivi, il più importante dei quali sarà quello di agganciare la media europea rispetto al numero di studenti laureati, al rapporto docenti/studenti e all’età media dei docenti. Dobbiamo cercare di uniformare il nostro sistema a quello europeo e, per farlo, dobbiamo finanziarlo in maniera ingente, perché i problemi reali non si risolvono semplicemente con le norme. Ecco, in questo senso, il Recovery è di per sé un presupposto per una riforma dell’università che sia efficace.  

Secondo lei la didattica a distanza va potenziata per ogni evenienza o bisogna lavorare maggiormente per il rientro in sicurezza degli studenti nelle aule scolastiche?

La didattica a distanza è stato uno strumento essenziale per contenere i danni della pandemia al mondo dell’istruzione, in alcuni casi è stata addirittura l’unica forma di comunicazione tra la scuola e gli studenti. Anche per questo sulla Dad sono stati fatti sforzi notevoli in termini d’investimenti e di potenziamento delle reti. Tuttavia, è evidente che la didattica a distanza non può sostituirsi a quella in presenza, perché la scuola è fatta anche e soprattutto di relazionalità, di creatività, di interazione tra studenti e docenti. Oggi tutto ciò è ancora più evidente. Nel dibattito pubblico c’è infatti una crescente consapevolezza dei danni psicologici ed emotivi che questo periodo di prolungato isolamento sta facendo sui nostri giovani. Per cui parlerei più di didattica integrata, una didattica complementare che integra l’attività didattica in presenza garantendo omogeneità all’offerta formativa.

Marco Vesperini

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