Riapertura, Giannelli: “Stop braccio di ferro tra Governo e regioni”. E sugli ingressi alle dieci: “Un errore, studenti non possono studiare alle 21”

Secondo Save the Childrenpiù di uno studente su due tra i 14 e i 18 anni ha dichiarato di aver “sprecato un anno”

Riapertura, Giannelli: “Stop braccio di ferro tra Governo e regioni. Serve coraggio politico di far tornare gli studenti in presenza”

Secondo Save the Children più di uno studente su due tra i 14 e i 18 anni ha dichiarato di aver “sprecato un anno”

“Fatico a capire le motivazioni di questo tira e molla continuo tra Regioni e Governo. Come le loro visioni possano essere così distanti se si basano sugli stessi dati. Riprendere la frequenza il 7 o l’11 gennaio non cambia la situazione di contagi, scuole e trasporti”, così il Presidente ANP, Antonello Giannelli, commenta a Corriereuniv la decisione del Consiglio dei Ministri di riaprire le scuole l’11 gennaio senza trovare un accordo con le regioni. Già prima della decisione, infatti, c’è stato chi, come Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia, aveva deciso di posticipare il rientro al 31 gennaio. “Se il rapporto dell’ISS attesta che le scuole, dove le mascherine vengono indossate e tutte le regole di distanziamento vengono rispettate, non sono focolaio di contagio, dobbiamo avere il coraggio politico di far tornare gli studenti in presenza. E se il problema – continua il presidente – è quello del trasporto pubblico, allora lo si deve riorganizzare o potenziare di conseguenza e senza indugi. Siamo tutti stanchi di polemiche politiche che a volte sembrano pretestuose”.


Conclude Giannelli: “Oggi sono stati diffusi i risultati di un sondaggio di “Save the Children” che ci racconta una generazione di studenti stanca, preoccupata, ansiosa che ha la sensazione di aver sprecato un anno e che pensa di pagare in prima persona il prezzo dell’incapacità degli adulti nella gestione della pandemia. Non possiamo far pagare a questi ragazzi un prezzo così alto”. Secondo il rapporto il 42% giovani studenti, tra i 14 e i 18 anni, ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre i giovani non hanno potuto frequentare la scuola. Per quasi la metà (il 46%), quello trascorso finora è un “anno sprecato”. Sulla base dei dati dell’indagine, Save the Children stima che almeno 34mila studenti delle superiori, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico. Un numero che si aggiunge a quello della dispersione già esistente, a prescindere dal Covid-19.

La richiesta dei presidi, quindi, è di maggiore chiarezza. “Il rapporto dell’Istituto superiore di sanità di ieri attesta che le scuole non sono luoghi di contagio, quindi non si comprende perché si voglia differire il più possibile il rientro” sottolinea Giannelli, che trova la possibile ragione nelle difficoltà organizzative per il sistema dei trasporti. “Questo, però, ci fa tornare a una vecchia questione: perché non si è ancora provveduto a riorganizzarlo e fare in modo che non diffonda contagio? Una possibilità potrebbe essere l’iniziativa della Toscana, con una sorta di tutor sulle vetture per evitare comportamenti che mettano a rischio la salute collettiva”.

Le scuole, dal canto loro, “sono pronte da settembre, negli istituti le regole vengono rispettate e il contagio non si diffonde” sottolinea Giannelli, critico però sugli scaglionamenti richiesti dai prefetti: “Far entrare gli studenti alle 10 è sbagliato: chi ha sei ore di lezione uscirà alle 16 e dal momento che molti sono pendolari, non sarà a casa prima delle 19. È irragionevole chiedere ai ragazzi di mettersi a studiare alle 21”. In attesa di nuove informazioni, resta la volontà di chiarezza: “Questo braccio di ferro continuo tra autorità centrale e regioni dovrebbe essere oggetto di ripensamento, perché non è ammissibile che si continui con questa frammentazione di un servizio pubblico importante come la scuola”.

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