Chi è Patrizio Binchi, il nuovo ministro dell’Istruzione allievo di Prodi

Ex Rettore dell’Università di Ferrara, è stato assessore all’Istruzione in Emilia Romagna

Patrizio Bianchi sarà il nuovo ministro dell’Istruzione. È il suo il nome scelto da Mario Draghi per andare ad occupare la carica fino a questo momento detenuta da Lucia Azzolina. Economista, già rettore dell’Università di Ferrara, 68 anni, Bianchi era già a capo della task force che proprio l’esponente del Movimento Cinque Stelle aveva convocato al ministero per supporto nella riapertura delle scuole dello scorso settembre, benché sono pochi i consigli del professore accolti dall’ex capo di viale Trastevere.

Laureato in Scienze politiche all’Università di Bologna, è stato allievo di Romano Prodi. Ha arricchito la sua formazione di economista alla London School of Economics e nel 1980 è diventato ricercatore alla facoltà di Economia a Trento, prima del trasferimento a Udine e poi a Bologna. All’Alma Mater, nel 1986, è stato nominato professore associato e, otto anni dopo, ordinario di Politica economica. Nel 1997 il trasferimento all’Università di Ferrara, di cui è diventato rettore nel 2004 e riconfermato fino al 2010. 

Non è un estraneo della politica, anzi: è diventato assessore all’Istruzione in Emilia-Romagna per due mandati, prima con Vasco Errani e poi con Stefano Bonaccini, due governatori di centrosinistra. E infatti dopo la nomina sono arrivati gli auguri del governatore emiliano: “Mi permetto di inviare un particolare in bocca al lupo a Patrizio Bianchi, che è stato assessore della mia Giunta nella passata legislatura e che fu artefice del primo Patto per il Lavoro dell’Emilia-Romagna – il post del presidente Stefano Bonaccini – La sua nomina alla Scuola è il riconoscimento del grande lavoro fatto negli anni, anche qui”.

Pratica e teoria, profilo alto e consapevolezza della realtà si sposano in Bianchi, che è stato anche presidente della Fondazione della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane. Commendatore al merito della Repubblica italiana dal 2010, è stato premiato nel 2015 dall’Accademia nazionale dei Lincei per la sua attività nelle scienze sociali e politiche. “Sono molto contento ed emozionato per questo incarico. Sono sicuro che avrò l’aiuto di tutti. Dobbiamo fare una scuola nuova, ce la faremo”, ha commentato a caldo la sua nomina. Quale sarà il suo programma forse lo si può intuire nel suo libro, che immagina una scuola proiettata verso il mondo del lavoro: “È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.

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