Conte, la lezione sull’esperienza di governo: “La pandemia ci ha cambiati per sempre”

Lezioni, conferenze e seminari negli insegnamenti già programmati dei corsi di laurea saranno gli impegni di Conte del 2021

“Tutela della salute e salvaguardia dell’economia: lezioni dalla pandemia”: è il titolo della lectio che segna il ritorno di Giuseppe Conte all’università di Firenze dopo l’incarico di governo e prima dell’incontro con “L’Elevato” Beppe Grillo,  che potrebbe esserci domenica sulla costa toscana, a Bibbona.

L’ex premier ha parlato dall’aula magna del rettorato dell’università dove è tornato nei panni di professore di diritto e dove è stato accolto dal rettore Luigi Dei . Ha parlato senza mascherina, “vista la distanza” ha detto il rettore in aula magna. E’ emozionato e lo confessa, dice: “Questo giorno segna il mio rientro in ateneo, lo dedico agli studenti”. Poi inizia a raccontare come il suo governo ha affrontato l’esplosione della pandemia a cominciare dalla domanda: “Lasciare correre il virus o intervenire con misure restrittive? Il bilancio sulla pandemia lo darà la storia.

Nella fase iniziale c’era chi sosteneva la tesi del mancato intervento poggiando sul fatto che il virus pareva poco più di una influenza, c’era poi una minoranza di negazionisti. Sono emerse concezioni anarchiche della libertà o la salvaguardia economica rispetto a quella della persona”. Fa capire il clima di quei giorni: “L’italia è stata per prima chiamata a fare scelte risolute. Non disponevamo di un quadro di cognizioni, le notizie dalla Cina” erano poche “sul piano scientifico virologico e epidemiologico”.

“Già dalle prime valutazioni empiriche – ha ripreso Conte – appare chiaro che la tutela prioritaria della salute ha consentito di difendere meglio anche il tessuto produttivo del paese e che le economie più resilienti si stanno dimostrando quello in cui sono state introdotte adeguate misure contenitive del contagio accompagnati da interventi di sostegno alle famiglie e alle imprese”.  “La strategia normativa” per il Covid, “è stata costruita su tre pilastri: ordinanze del ministro della Salute, dichiarazione stato di emergenza nazionale, l’adozione di decreti legge e Dpcm.

Non sarebbe stato possibile lasciare l’intera regolamentazione ai solo decreti legge per l’imprevedibilità della pandemia e i tempi della conversione del decreto in legge. C’era la necessità di uno strumento agile per intervenire prontamente”.  “E’ ingannevole – prosegue –  il dilemma che prefigura un’alternativa tra tutela della salute e tutela dell’economia”. I ricorsi al Dpcm erano dettati, dice l’ex premier, dall’avere a disposizione uno strumento agile per intervenire rapidamente sui cambi di scenario della pandemia.

“Solo alla politica spetta l’assunzione finale di responsabilità, perché è la politica  che ha l’opera di una valutazione complessiva degli interessi in gioco superando i conflitti nel segno di un bilanciamento che contemperi la massima tutela della salute dei cittadini con il minore sacrificio degli altri diritti costituzionalmente protetti”. Alle Regioni e alle Province autonome spetta la organizzazione dei servizi sanitari”, ma “il potere sostitutivo del Governo è un potere poi che viene declinato in una legge speciale, l’articolo 8 della legge 131 del 2003 in caso di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica: ebbene, non abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di esercitare il potere sostitutivo dello Stato”.


“Anche per un indirizzo squisitamente politico – ha spiegato – abbiamo preferito coltivare un costante dialogo con le autorità territoriali, pur tra varie difficoltà e momenti critici, nella convinzione che il coinvolgimento dei vari attori istituzionali in una prospettiva di leale collaborazione ci avrebbe garantito una maggiore coesione nazionale, e una più solida tenuta delle comunità di riferimento, in un contesto del tutto inedito”.

Poi parla di Europa e della necessità di rilanciare un progetto europeo. “Quale Europa vogliamo? Di quale Europa abbiamo bisogno? Come ci percepiamo, come rappresentiamo noi stessi nel continente europeo? Ecco, queste sono domande che interpellano la nostra intelligenza, la nostra coscienza: richiedono un patto intergenerazionale, meritano la massima considerazione, la più schietta autenticità di risposta, in un mondo globalizzato in cui l’economia sembra avere preso il sopravvento rispetto alla politica e al diritto, dove abbiamo più volte constatato che il peso di una scelta economica assunta a molte longitudini di distanza può avere stringenti ripercussioni anche sulla nostra comunità nazionale”.

Lezioni, conferenze e seminari negli insegnamenti già programmati dei corsi di laurea di giurisprudenza, nonché dei corsi del dottorato di ricerca in Scienze giuridiche e della Scuola di specializzazione per le professioni legali. Questi gli impegni didattici, per il secondo semestre accademico, per Conte all’università di Firenze.

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