Associazione a delinquere finalizzata alla concussione, corruzione, abuso d’ufficio e falsità in atti: con queste accuse la Procura della Repubblica di Bari ha emesso sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 2 docenti e 4 funzionari della facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Bari. Agli arrestati vengono contestati 43 capi di imputazione.
Irregolarità accertate. Le indagini hanno accertato che gli esami venivano venduti con formule “tutto compreso”. Le vittime erano studenti italiani fuorisede e studenti stranieri, cioè coloro che incontravano maggiori difficoltà nel sostenere le prove. Dall’inchiesta emerge che uno studente ha sborsato 15 mila euro per superare una serie di esami anche perché «chi accettava di pagare la prima volta cadeva nella spirale del malaffare e doveva pagare sempre, fino a quando decideva l’organizzazione».
Il tariffario. Si partiva da un minimo di 700 euro ma si poteva arrivare anche a 3.000, a seconda della difficoltà dell’esame. In particolare il “comitato d’affari” induceva gli studenti a frequentare un ciclo di lezioni private a pagamento per la preparazione all’esame di Matematica (per una cifra di 3.500 euro) presso un istituto privato presieduto dall’assistente del professore titolare di cattedra. In questo modo la promozione all’esame era garantita.
Esame per due. Irregolarità commesse dai docenti anche nelle verbalizzazioni di alcuni esami. È il caso di un professore che consentiva ad un candidato di sostenere la prova all’interno dell’ufficio in totale assenza della commissione. Oppure l’episodio che ha visto coinvolto un docente che segnalava in anticipo a uno studente i quesiti che sarebbero stati richiesti in sede d’esame.
Le materie vendute. Matematica per l’economia, Matematica Finanziaria, Economia Politica, Diritto Commerciale, Tecnica Bancaria e Diritto del Lavoro: sono questi gli esami che i due docenti e i quattro dipendenti della facoltà di economia arrestati dai carabinieri sono accusati di aver venduto agli studenti.
Tesi riciclate. Non solo gli esami: l’organizzazione truffaldina prelevava le tesi di laurea già discusse dagli archivi della facoltà, le fotocopiava e le rivendeva ai laureandi, dietro il pagamento di un corrispettivo in denaro. In questo modo il comitato affaristico aveva la possibilità di “pilotare” la carriera universitaria degli studenti – soprattutto stranieri o fuorisede – lucrandoci sopra.
Il plauso del ministro. Mussi ha espresso apprezzamento per la conduzione delle indagini: “Le Forze dell’Ordine e la Magistratura possono contare sul sostegno di un ministro e di quei rettori – come quello di Bari prof. Corrado Petrocelli – che non da oggi hanno posto la questione morale, la trasparenza, la legalità come questione centrale per il governo del sistema universitario. Le università italiane continuano ad essere liberate da corrotti e corruttori”.
Manuel Massimo
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