On. Giorgio Napolitano
Signor Presidente,
Le scriviamo, come docenti delle Università pubbliche campane e come aderenti del Coordinamento Nazionale dei Professori Associati della Campania.
L’incendio e la quasi totale distruzione della Città della Scienza a Napoli ci hanno colpiti in maniera particolare, e non solo perché molti di noi hanno collaborato ai progetti scientifici ed educativi di alto profilo che la struttura portava avanti.
L’incendio ci ha colpiti perché emblema di una situazione della cultura e della ricerca a Napoli e in Campania. La sua probabile origine dolosa è indicativa del degrado dei livelli di legalità in cui ci troviamo ad operare e insegnare. In questo contesto, che lei conosce bene, diviene sempre più importante il ruolo e la funzione della Scuola e dell’Università statale e della cultura come presidio di legalità, e come luogo della formazione professionale culturale di una futura classe dirigente. Il venir meno di quest’altro tassello in un tessuto civile e culturale oggetto da decenni di tagli indiscriminati e di una politica miope di risparmi crea un vuoto destinato a essere difficilmente colmabile.
Come membri del Coordinamento Nazionale dei Professori Associati della Campania, la nostra posizione critica sulla legge 240 di riforma del sistema universitario, per i suoi aspetti verticistici e di dismissione di fatto dell’università pubblica, non è una richiesta di ritorno alla vecchia università baronale, ma piuttosto la ragionevole necessità di sostenere lo sviluppo di un’università democratica, aperta all’innovazione e attenta ai processi di cittadinanza e d’integrazione sociale. Proprio per questo, per l’alto valore scientifico e divulgativo della Città della Scienza, per il suo significato anche simbolico di raccordo tra la ricerca e la divulgazione verso la società civile, riteniamo di fondamentale importanza un suo incisivo intervento presso il Ministro dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica e presso il Ministro della Coesione Territoriale perché, subito, sia attivato un piano straordinario di ricostruzione di Città della Scienza.
Vorremmo, Signor Presidente, tornare nelle aule dove insegniamo con la certezza che un gesto concreto e simbolico possa divenire il segno di un’inversione di tendenza rispetto alla riduzione degli spazi dell’Università pubblica a tutto vantaggio di un modello privatistico e ristrettamente tecnocratico di scienza, d’insegnamento e di ricerca.