L’ultima sentenza sui diplomati magistrali del Consiglio di Stato cambia verso alle sette precedenti e respinge l’inserimento dei diplomati nelle Graduatorie a esaurimento. Fuori dalla Gae e riportati nelle Graduatorie d’istituto e allontanati dalla possibilità di una cattedra. Mentre per chi è già in ruolo, la situazione si fa complicata. La decisione riguarda oltre sessantamila persone che negli ultimi anni erano state inserite nelle graduatorie scavalcando i laureati in Scienze della Formazione.
Proprio questi ultimi, già esclusi dalle assunzioni della “Buona scuola” renziana, nelle ultime stagione hanno attaccato a più riprese l’inserimento dei magistrali a colpi di sentenze amministrative. I giudici di palazzo Spada hanno messo un punto all’impasse: “”Il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale”. E ha ordinato che “la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa”; in questo caso il ministero dell’Istruzione. Uno scontro tra due fasce di futuri docenti della scuola d’infanzia – diciannovemila maestre storiche in Gae contro il triplo, almeno, di diplomati magistrali, entrambe categorie precarie – si era levata sulla graduatoria che avrebbe deciso chi sarebbe stato assunto prima. Alla fine, i tredici giudici hanno dato ragione alla tesi del ministero dell’Istruzione, che nel corso della sua esposizione dei fatti ha esposto numeri terrorizzanti: “Ad oggi in Italia sono stati consegnati un milione e mezzo di diplomi magistrali”. In realtà, coloro che avevano reali possibilità di ottenere un posto da docente erano 3-5 ogni cento e diversi diplomati nel tempo si sono laureati e specializzati. Ma molti magistrali si sono riaffacciati al mondo della scuola forti delle ultime sentenze, e questo benché avessero preso da anni strade professionali totalmente differenti.
Ad agosto scorso risultavano inseriti nelle Graduatorie a esaurimento, complessivamente, 125 mila precari: 67.622 per l’infanzia e 57.369 per la primaria. Il sindacato Anief e, per altri ricorsi, gli avvocati Bonetti e Delia annunciano appello alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Cedu. “Quello che si profila è un licenziamento di massa – afferma Bonetti -. A noi risultano 55 mila iscritti con riserva nelle Gae e dopo che per oltre due anni la giurisprudenza ha ritenuto questo titolo utile anche a ottenere il ruolo, oggi si fa un passo indietro e si dice che è buono solo per le supplenze. I numeri sono enormi e di difficile quantificazione e il Miur ha giustificato scelte politiche senza dare mai la possibilità di un vero riscontro. Parliamo di precari che da numerosi anni permettono al servizio scolastico di funzionare”. Secondo l’ufficio legale del Miur: “Questa sentenza avrà un riflesso immediato per i 5.300 che hanno firmato un ricorso e riflessi nel tempo su tutti gli altri diplomati magistrali. Chi non è entrato nelle Gae non ci entrerà più, chi è già dentro tornerà nelle graduatorie di istituto”. Dopo una lunga battaglia le storiche precarie dell’infanzia oggi scrivono: “Un diploma da solo non basta per insegnare nella scuola pubblica, i bambini vanno messi al centro di ogni scelta”. Le associazioni Adida e Mida, che difendono i precari diplomati magistrali, hanno annunciato una manifestazione in piazza il prossimo 8 gennaio.
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