“Le dichiarazioni della senatrice lasciano piuttosto stupiti, specialmente dopo la giornata di ascolto avvenuta il 26 febbraio. Sembra che il principale problema dell’Università italiana sia l’accessiva burocrazia, che in effetti non aiuta, e la mancanza di libertà di esercizio del potere da parte dei rettori” – con queste parole gli studenti di LINK – Coordinamento universitario commentano le dichiarazioni della senatrice Puglisi sulla riforma del sistema universitario nazionale.
“Sebbene l’autonomia degli atenei sia un tema da affrontare, – afferma Alberto Campailla, portavoce di LINK, in una nota inviata alla redazione de Il Corriere dell’Università – la problematica che da anni il mondo accademico denuncia è tutt’ altra. Parliamo di un sistema universitario che ha subito tagli pari a quasi un miliardo in 5 anni e che ha avuto una vera e propria emorragia di personale causata dai vincoli assunzionali che quest’anno sono stati allentati ma per nulla rimossi. La scelta prioritaria del Governo dovrebbe essere quella di investire nuovamente nella formazione terziaria, altrimenti non si va da nessuna parte.”
“La soluzione alla dilagante precarietà – continua Campailla – che colpisce sempre più i nostri atenei non è sicuramente una traslazione del jobs act alle assunzioni nelle università bensì un piano assunzionale che riconosca il lavoro di migliaia di ricercatori senza i quali i nostri atenei sarebbero al collasso e li sottragga alla situazione di ricattabilità a cui sono ad oggi sottoposti.”
Rispetto alla ‘liberta di esercizio del potere’ da parte dei rettori, forse non ci si rende conto , o non lo si vuole fare, che la concentrazione di potere negli atenei seguito all’applicazione della 240 non ha favorito nè qualità nè trasparenza che invece verrebbero garantite da un controllo democratico del funzionamento degli atenei.
“Ci auguriamo inoltre – conclude Campailla – che le promesse relative al Diritto allo Studio fatte sia da Puglisi che dal Ministro Giannini si concretizzino non solo in un cambiamento della normativa e delle competenze tra Stato e regioni, ma in un impegno monetario serio di rifinanziamento del comparto, volto a fermare l’emorragia di iscritti subita dall’università negli ultimi dieci anni. E’ necessario un cambiamento di rotta da parte di questo Governo, che, a dispetto delle attuali promesse, con la Legge di Stabilità di quest’anno ha lasciato ben 46’000 studenti senza borsa di studio”.
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