Facoltà per facoltà, una panoramica sul “futuro che ti aspetta”: un utile vademecum per affrontare al meglio la scelta del percorso universitario. Nella nostra Guida in edicola troverete inoltre: tutti i corsi di laurea, le città dove studiare, gli obiettivi formativi, gli sbocchi occupazionali e i profili preferiti dalle aziende.
Per molti addetti ai lavori, la laurea quinquennale è l’unica che conti per chi desideri diventare un vero “architetto”. La riforma del “3+2” ha fatto nascere numerosi corsi triennali che secondo molti docenti non aiutano a creare una formazione omogenea. Ma questa è solo l’opinione di alcuni. La ricchezza dell’offerta formativa, infatti, permette di spaziare dal design al restauro, passando per la progettazione e l’urbanistica. Di conseguenza anche i possibili sbocchi occupazionali saranno più numerosi e variegati, con possibilità di inserimento in ambiti piuttosto differenti tra loro. Ma vediamo cosa dicono le statistiche.
L’Istat nell’ultimo rapporto “Università e Lavoro 2009” parla di Architettura come indirizzo disciplinare che lascia soddisfatto chi la sceglie. Contro una media del 65,4% di laureati del 2004 che nel 2007 non si reiscriverebbero al corso concluso perché insoddisfatti dei successivi sbocchi professionali, il gruppo di Architettura si attesta al 61,5%. Anche per quanto riguarda gli abbandoni, gli studenti di Architettura sono meno in fuga dei colleghi di altri corsi. Contro una media del 17,6% di iscritti al primo anno dell’a.a. 2006/07 che non si sono reiscritti l’anno successivo, Architettura registra solo il 7% di mancate reiscrizioni.
E per quanto riguarda il dilemma su corso lungo o corso breve, l’Istat presenta un altro dato interessante: rispetto ai laureati triennali, ad un anno dal conseguimento del titolo, il 56,9 dei laureati quinquennali di tutte le discipline (ad un anno dalla laurea) lavora, contro il 52,2% dei colleghi della triennale.
Ma non tutte le lauree lunghe hanno lo stesso valore per trovare lavoro. Architettura, insieme al gruppo di Ingegneria e Medicina, è quella che presenta le migliori performance: oltre l’88% dei laureati del 2004 dopo tre anni lavorano. Di questi il 63% svolge un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea. A cercare lavoro è l’8,1% dei laureati.
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