Pronto un pacchetto di norme per velocizzare e semplificare ingresso e soggiorno per chi vuole studiare o fare ricerca nel nostro Paese. L’obiettivo è quello attrarre i migliori cervelli nel mondo eliminando innanzitutto la tanto temuta burocrazia. In cantiere permessi di soggiorno su misura – da ottenere nel giro di 30 giorni – per ricercatori e studenti extra europei che scelgono i nostri centri di ricerca, università, accademie e Its. Con la possibilità di restare in Italia più tempo una volta conclusi gli studi o il progetto di ricerca.
Il decreto esaminato in via preliminare da Palazzo Chigi lo scorso 8 febbraio recepisce la direttiva Ue 2016/801 che si occupa proprio di modificare le condizioni di ingresso e soggiorno (superiori ai 90 giorni) in Europa dei cittadini di Paesi extra europei per motivi di ricerca, studio, tirocinio, volontariato, o per partecipare a programmi di scambio e progetti educativi. Tra le semplificazioni si segnala innanzitutto il taglio dei tempi al momento di ingresso che vengono di fatto dimezzati rispetto a oggi: il ricercatore e per conto suo l’istituto di ricerca o l’università che lo ospita potrà ottenere dallo sportello unico per l’immigrazione presente nella prefettura competente il rilascio del nulla osta per l’ingresso così come del successivo permesso di soggiorno nel giro massimo di 30 giorni. Con il permesso di soggiorno, rilasciato dal questore in formato elettronico, che avrà una durata pari a quella del programma di ricerca, con la possibilità tra l’altro del ricongiungimento dei familiari dei ricercatori alle stesse condizioni. Le nuove regole – che tra l’altro equiparano i dottorandi ai ricercatori – prevedono anche una novità importante. E cioè la possibilità per i ricercatori stranieri, una volta completato il proprio progetto di ricerca in Italia, di ottenere un nuovo permesso di soggiorno per cercare lavoro o aprire un’impresa nel nostro Paese.
La bozza di decreto legislativo prevede semplificazioni anche per tutti quei giovani non europei che vogliono studiare e formarsi nel nostro Paese introducendo un permesso di soggiorno ad hoc per «studente», «tirocinante» e «alunno» che vuole frequentare corsi di studio presso università, istituti tecnici superiori, accademie e conservatori e corsi di formazione professionale o che è stato ammesso a frequentare un tirocinio curriculare. Anche in questo caso il permesso avrà la durata pari a quella del percorso formativo. E anche in questo caso viene consentito agli studenti, una volta completati gli studi (laurea, master, o altro) di ottenere un nuovo permesso di soggiorno di durata pari almeno ad un anno, per cercare un’occupazione o avviare un’impresa, «fermo restando la necessità – avverte il decreto – della disponibilità di requisiti economici sufficienti a non gravare sul sistema di assistenza sociale e di una copertura sanitaria».
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