Polemiche sui test: ci vuole una legge

Nemmeno il 2009 ha salvato la reputazione dei test per accedere all’università. Questa mattina hanno dato il via le facoltà di Medicina e Chirurgia che hanno messo a disposizione circa 8.000 posti per aspiranti medici.

Peccato che i ragazzi che si sono presentati ai test, questa mattina sono stati almeno il quadruplo. Così la riflessione sull’efficacia e sull’equità del metodo dei test d’ingresso è stata riaperta, non senza polemiche. A prendere la parola sulla questione è stata la responsabile legalità del Partito Democratico, Pina Picierno, che ha criticato i test d’ingresso in quanto, a suo parere, non strutturati su principi di merito reale.

“Oggi è il giorno in cui migliaia di studenti affronteranno i test d’ingresso per la facoltà di medicina, una corsa in cui un solo studente su sei otterrà la possibilità di studiare ciò che ha scelto e di misurarsi con le proprie aspirazioni per il futuro. Una corsa che accetterà o escluderà senza nessun principio di merito, esponendo i partecipanti a troppi casi di irregolarità palesi o sospette”.

La Picierno ha affermato che il posto tra i banchi dell’ateneo è, con questo metodo, una questione di fortuna e che a soffrirne non è solo il ragazzo ma l’intero Paese: “A pagare il prezzo di un sistema iniquo di selezione all’ingresso del percorso di studi non sono solo gli studenti, ma lo stesso futuro del Paese: si discuta al più presto la proposta di legge, che ho presentato, che prevede una modifica del sistema di accesso all’università, eliminando le barriere preventive per puntare a una selezione degli studenti nel corso degli anni e sulla base di capacità e impegno”.

A rivendicare il diritto all’accesso anche l’Unione degli Universitari, che per tutti i giorni dei test di accesso all’università distribuirà dei vademecum su come tutelarsi dalle irregolarità che si svolgono durante i test e dei biglietti del “SuperEnalotto del tuo futuro!”.

“Perchè sia chiaro – afferma il coordinatore Giorgio Paterna in un comunicato – che i test d’ingresso non sono altro che una lotteria in cui, se lo studente per un qualsiasi motivo mette una crocetta in maniera erronea o non riesce a partecipare al test, si è giocato il suo futuro”.

“Le rivendicazioni – specificano gli aderenti – non vogliono garantire il diritto alla laurea, ma il diritto all’accesso. Per questo l’Unione annuncia che “proseguirà anche l’azione legale intrapresa nel 2007 al Tar e che si è fermata al Consiglio di Stato”. “Senza una sentenza di merito – spiega Paterna – continueremo con un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per rivendicare un diritto all’istruzione che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, viene negato con il numero chiuso”.

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