Fuori le classi pollaio dalla scuola, docenti sempre aggiornati e con stipendi più alti. Ci sono ancora decine di migliaia di precari a cui dare risposte mentre all’università si lavora al superamento del numero chiuso e al potenziamento della ricerca. Obiettivi difficili da raggiungere, ma già protagonisti degli accordi del prossimo Governo che viene a formarsi. «Un’istruzione di qualità e aperta a tutti»: queste la parole del Presidente Conte al Quirinale. Per farlo, sarà necessario avere il sostegno di buona parte delle forze politiche. Ci sono temi su cui la nuova maggioranza dovrà confrontarsi e trovare una strada unica da seguire ma ce ne sono altri su cui, sostanzialmente, ha la stessa visione.
LA PROPOSTA DI LEGGE
Le cosiddette classi pollaio ad esempio, in cui anche 28-30 ragazzini trascorrono l’intera giornata in barba alle norme di sicurezza, non devono più esistere. Una proposta di legge del M5S, ben accolta in commissione cultura anche dagli esponenti del Pd, ha studiato la possibilità di abolire le classi in sovrannumero per arrivare gradualmente nel tempo a classi di 20-22 studenti. Non si tratta solo di un problema di sicurezza ma anche di didattica: fare lezione con 30 ragazzi non è semplice e, inevitabilmente, si rischia di perdere di vista esigenze e problematiche. Da lì la dispersione scolastica. Un tema caro alle due forze della nuova maggioranza che dovranno solo individuare le risorse: servono circa 2,5 milioni di euro, una cifra certo non impossibile da trovare. L’ipotesi è di partire con le prime classi di scuola superiore per poi raggiungere tutte le altre.
VALORIZZARE I DOCENTI
Sul tavolo c’è poi il tema legato alla valorizzazione dei docenti e ai precari. Torna alla ribalta infatti l’annoso problema degli stipendi degli insegnanti italiani, in coda alle classifiche europee: difficile raggiungere a breve la media Ue ma da Pd e M5S c’è già la volontà di mettervi mano. La formazione del personale scolastico inoltre, compresi gli amministrativi, è stata ampiamente sostenuta dall’allora governo Renzi con la card da 500 euro per l’aggiornamento professionale: potrebbe essere modificata la procedura di erogazione, dando i soldi alle scuole che si impegnano ad organizzare i corsi. Un grande nodo dei docenti è quello del precariato, un tema caldissimo soprattutto in queste ore visto che è sfumata la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto salva-precari. Il decreto prevedeva, per i supplenti con almeno 3 anni di servizio negli ultimi otto anni, l’avvio di “percorsi abilitanti” da concludersi con un concorso straordinario (non selettivo: c’è un posto a disposizione per ogni candidato). Ma l’idea del concorso straordinario non piace ai 5 Stelle che chiedono invece un concorso unico, aperto a tutti, precari e non. «Un concorso nazionale, non regionale – spiega Lucia Azzolina, responsabile scuola della Camera per il M5S – dove chi ha maggior punteggio sceglie la sede e si impegna a restarvi con un vincolo che può essere di tre o cinque anni, poi si vedrà. È importante garantire la scelta della sede per evitare che i vincitori di un concorso, ad esempio in Sicilia, non possano entrare di ruolo perché quei posti si sono persi nei meandri dei trasferimenti. Sta accadendo ed è assurdo». Su questo punto sarà necessaria una trattava visto che i concorsi regionali sono partiti proprio con il Governo Renzi.
GLI ATENEI
Sul fronte universitario c’è sul tavolo il superamento del numero chiuso ma il discorso è ancora aperto e resta in piedi l’ipotesi di un ingresso a medicina “alla francese”, cioè con la selezione al secondo anno, verranno inoltre aumentate le borse per la specializzazione, un percorso già avviato dal ministro all’istruzione Bussetti in stretto accordo con la ministra alla salute Grillo. Dopo lo scandalo scoppiato all’università di Catania, il M5S punta su nuovi percorsi di accesso a dottorati e ricerca, sulla stessa linea anche il Pd, per evitare che tanti giovani brillanti vadano all’estero a cercare il loro futuro.
ilmessaggero
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