Una “no tax area” per tutti gli studenti con ISEE inferiore a 13 – 15 mila euro, a patto però che vengano superati un numero minimo di esami e di crediti universitari: questa la proposta al vaglio del Governo dopo che il Premier Matteo Renzi si è detto pronto ad intervenire sul tema “tasse universitarie”.
Un argomento su cui il Premier, lo scorso 3 maggio, ha espresso la propria volontà di cambiamento: “Spero che nelle prossime settimane ci possano essere novità su questo fronte”, ha dichiarato Renzi, auspicando, quantomeno, una semplificazione delle attuali procedure tassative.
Al momento, infatti, ogni ateneo è libero di decidere quale importo richiedere per l’iscrizione ai propri corsi, calcolandolo su una base minima stimata dal Ministero dell’Istruzione (quest’anno, in leggero aumento rispetto al 2015). Di qui la grande varietà di spesa che studenti di medesimi corsi, ma di differenti università, si trovano ad affrontare pur di iscriversi all’ateneo prescelto. Una proposta che servirebbe, quindi, anzitutto ad uniformare la situazione, garantendo ampiamente il diritto allo studio anche a chi non è in condizioni finanziarie per affrontare il costo dell’università.
Il bonus, tuttavia, andrebbe legato al profitto accademico: gli studenti esentati, infatti, dovrebbero garantire il superamento di un numero minimo di esami o di CFU entro il primo anno per poter usufruire dell’agevolazione.
Il nodo rimane una questione economica: nel caso in cui la proposta venisse trasformata in Legge, infatti, il Governo dovrebbe trovare la maniera di colmare il gap di introiti che ciascun ateneo vedrebbe aprirsi nel momento in cui una buona parte dei propri iscritti non contribuisse tramite il pagamento delle tasse universitarie.
In quest’ottica, una controproposta corredata di un primo abbozzo di fattibilità economica è stata presentata dall’Unione degli Universitari che, a seguito dell’intervento del Premier, ha rilanciato una no tax area fino a 28 mila euro di ISEE: “La nostra proposta vuole da un lato assorbire il forte aumento della tassazione derivato dall’introduzione del nuovo ISEE, dall’altro rendere l’università italiana davvero accessibile a tutti – spiega Alberto Campailla, coordinatore nazionale Udu – In particolare chiediamo una no tax area fino a 28000 euro di ISEE che significherebbe esentare il 39% degli studenti come avviene in molti paesi europei. Il costo dell’ operazione è di 650 milioni di euro, che dovrebbero derivare da un incremento dell’ FFO. Chiediamo inoltre una tassazione realmente progressiva e maggiori tutele per gli studenti part time”.
Proposte e volontà di cambiamento, dunque, sono state messe sul tavolo: adesso è necessaria una spinta decisionale per fare chiarezza una volta per tutte nel far west delle tasse universitarie.
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