Sarà un autunno molto caldo, soprattutto per gli atenei italiani: gli studenti dell’Udu (Unione degli Universitari) scendono in piazza questa mattina a Roma e in altre città, per manifestare il loro dissenso nei confronti della manovra portata avanti dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e dal governo tutto: “Le mobilitazioni proseguiranno per tutto l’autunno se il governo non deciderà di ritirare i provvedimenti che stanno cancellando l’università pubblica”, si legge nella nota che annuncia la protesta.
Futuro incerto. “L’Università e la Ricerca sono il futuro di questo Paese. L’Università deve essere pubblica e di qualità e l’insegnamento libero. Tutti devono avere la possibilità di accedere ai più alti gradi dell’istruzione senza numeri chiusi e aiutati da un adeguato sistema di diritto allo studio”. Secondo l’Udu, che boccia senza appello i provvedimenti in materia di università del governo: “Con gli articoli 16 e 66 della legge 133/08 si bloccano le assunzioni – sarà possibile assumere un professore ogni cinque che vanno in pensione – e quindi si costringono gli atenei a introdurre il numero chiuso in maniera capillare, sia all’accesso alle lauree triennali che all’accesso alle lauree magistrali, per poter rispettare il rapporto docenti/studenti fissato dal decreto sui Requisiti necessari”.
Troppi tagli. Un’altra preoccupazione degli studenti riguarda il ricorso eccessivo ai tagli, con conseguente (inevitabile) aumento delle rette d’iscrizione da parte degli atenei e/o diminuzione dei servizi erogati: “I provvedimenti in questione introducono massicci tagli al fondo di finanziamento per le spese di funzionamento degli Atenei – meno 1.441.500.000€ in cinque anni – quindi si costringono le università ad aumentare le tasse in maniera incontrollabile e a ridurre i servizi per gli studenti come convenzioni con i trasporti locali, biblioteche, aule studio serali, segreterie, laboratori, corsi di tutorato…”
No alla privatizzazione. L’ingresso dei privati nel mondo della formazione e – nello specifico – negli atenei statali viene visto da parte del sindacato studentesco come una reale minaccia per l’autonomia della didattica: “Le università pubbliche hanno la facoltà di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, ma di fatto, con i tagli ai finanziamenti, le si costringe a farlo. Questo farà sì che le Università smettano di avere il fine di trainare il progresso sociale e culturale del Paese e anche la didattica e la ricerca saranno subordinate alle scelte dei finanziatori privati cui gli atenei saranno costretti a rivolgersi per sopravvivere”.
Manuel Massimo
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