Investire nella ricerca è fondamentale per per garantirsi un futuro migliore e per crescere. Questo vale per i Paesi che vogliono assicurare benessere ai propri cittadini così come per le aziende che grazie a un brevetto o a un salto tecnologico dei propri prodotti possono conquistare nuove fette di mercato e quindi più profitti. Le imprese lo sanno così bene che quelle più grandi investono in Ricerca e Sviluppo somme da capogiro. Come Volkswagen e Google che insieme spendono in ricerca più delle risorse investite dall’Italia, pari all’1,3% del Pil .
Secondo l’ultimo scoreboard della Commissione Ue sulle 2500 imprese che investono di più in innovazione le prime 20 aziende per investimenti spendono da sole quasi 200 miliardi dei 741 miliardi totali. Con i primi due colossi – Volkswagen e Google – che da soli investono 26,6 miliardi, in pratica più di quanto spende da sola l’Italia intera in ricerca che tra spesa pubblica e privata raggiunge, secondo l’Istat, i 23 miliardi. Subito dopo il gigante di Mountain View – che nella classifica porta il nome della holding Alphabet – al terzo posto con 12,4 miliardi spesi in ricerca c’è l’americana Microsoft, seguita dalla coreana Samsung, dalla Intel (ancora Usa), dalla cinese Huawei, dalla Apple (Usa), da Roche (Svizzera), Johnson&Johnson (Usa) e Novartis (Svizzera). A guidare la classifica mondiale delle top 2500 investor in R&S ci sono le aziende Usa con 822 imprese, seguite da 567 aziende europee (24 italiane), 376 cinesi e 365 giapponesi. La top 20 è dominata dagli Usa, ma la Germania conta oltre al primo posto della Volkswagen, altri due piazzamenti con la Daimler (12°) e la Bosch (20°).
Se guardiamo alla sola Europa l’Italia si difende con solo 38 aziende tra le prime mille. Tra le top italiane ci sono colossi come Telecom e Leonardo che investono in ricerca tra il 9 e l’11% del loro fatturato, rispettivamente 1,748 e 1,348 miliardi. Seguono due grandi gruppi bancari – Intesa Sanpaolo e UniCredit – e poi la Chiesi Farmaceutici che investe il 22% del suo fatturato annuo in R&S. Se siamo quinti in Europa per numero di imprese che investono in innovazione (38 tra le prime mille nella Ue e 24 tra le 2500 top nel mondo) scendiamo all’ottavo se consideriamo il livello complessivo di investimenti delle nostre aziende: 5,9 miliardi. Fanno meglio delle nostre aziende oltre a quelle tedesche (ben 76,3 miliardi spesi in un anno), le inglesi (31 miliardi), le francesi (26 miliardi), le olandesi (18,5 miliardi), le irlandesi (9,9 miliardi), le svedesi (9,5 miliardi) e le finlandesi (6,4 miliardi). Anche se per Paesi come l’Irlanda e l’Olanda pesa il fatto che qui hanno aperto la loro sede legale (per le migliori condizioni fiscali) diverse aziende straniere.
Nel complesso la spesa in Ricerca e Sviluppo è cresciuta nel 2016 del 5,8% rispetto all’anno prima registrando un aumento significativo per il sesto anno consecutivo. Le aziende europee hanno investito più della media mondiale (+7%) in linea con quelle americane (+7,2%) a fronte di un calo delle imprese giapponesi (-3%) e di un vero e proprio boom delle cinesi (+18,8% di crescita di spesa in R&S in un anno). A crescere di più in complesso sono gli investimenti in Ict e salute che insieme all’automotive inglobano il 75% della spesa in ricerca. Crescono meno l’aerospazio e la difesa (2,7% e 2,2%), mentre è in calo la chimica (-1,9%). Lo scoreboard della Commissione Ue segnala anche i buoni risultati delle aziende europee nei settori della farmaceutica, automotive e aerospazio e difesa. Ma fa emergere come nelle biotech, nel software e nell’It hardware persista una debolezza delle imprese del Vecchio continente rispetto a quelle americane e di altri Paesi. E il gap in questi ultimi anni – avverte la Commissione – è in continuo aumento.
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