Appena 50mila domande per il primo dei tre concorsi lanciati dalla Buona scuola bis. E uno su cinque è già di ruolo. All’indomani dell’approvazione del decreto sulla cosiddetta Formazione iniziale, allegato alla riforma del governo Renzi, il ministero dell’Istruzione aveva pronosticato 76mila istanze. Ma alla fine, ne sono arrivate meno di 50mila: 49.847, per l’esattezza. Non è chiaro se le bizze del sistema che ha raccolto le domande online abbiano lasciato fuori qualche aspirante. Anche se da viale Trastevere è stata usata l’accortezza di posticipare di quasi quattro giorni (dal 22 al 26 marzo) la chiusura delle aree informatiche per accogliere anche i ritardatari e chi non è riuscito a connettersi. Al concorso in questione potevano partecipare soltanto coloro che sono già in possesso di abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria (media e superiore) ma rimasti fuori dalle Graduatorie ad esaurimento (Gae) chiuse nel 2006 dall’ex ministro Giuseppe Fioroni.
Supplenti quasi tutti utilizzati per anni ma senza la prospettiva di essere assunti, proprio perché al di fuori delle liste provinciali da cui viene reclutato annualmente il 50 per cento degli immessi in ruolo. Dai dati forniti questa mattina ai sindacati arriva la conferma che, potendo concorrere in una regione del Nord, dove quasi tutte le Gae sono esaurite e le cattedre vacanti sono di gran lunga di più che al Sud, il grosso dei docenti meridionali ha preferito concorrere nella propria regione. Delle oltre 49mila domande inviate, 23mila sono state presentate in una delle regioni del Mezzogiorno, 17mila in quelle settentrionali e 9mila al Centro. In altre parole: l’esodo verso le regioni padane non c’è stato. Un dato che, ancora una volta, conferma la volontà dei precari meridionali di volere essere stabilizzati, ma al Sud. E che ha determinato tante proteste quando nell’inverno del 2015 migliaia di supplenti residenti al Sud vennero spediti a centinaia di chilometri di distanza senza possibilità di scelta: prendere i lasciare.
Una volontà che viene a galla analizzando un altro dato fornito qualche ora fa ai rappresentanti dei lavoratori: quasi 12mila aspiranti prof in realtà è già di ruolo. E potrebbe utilizzare il concorso come zattera per avvicinarsi alla propria regione di origine, quasi sempre al Sud. La selezione è infatti su base regionale e c’era libertà di scelta in questo senso. La procedura in questione è una risposta alle tante richieste avanzate dal mondo della scuola perché per precari con anni di supplenza alle spalle si aprisse uno spiraglio. E, considerato che si tratta di docenti già abilitati, la prova consisterà in una lezione simulata, durante la quale la commissione saggerà anche le competenze sulla lingua straniera prescelta e ascolterà dall’aspirante docente anche le scelte didattiche e metodologiche operate dal candidato e il servizio prestato peserà più dello stesso esame: 60 punti sui cento totali. Un escamotage per far entrare tutti insomma. Matematico, poi, non essere bocciati dato che non è previsto un punteggio minimo per essere ammessi: i vincitori verranno inseriti in liste regionali da cui si attingerà per le assunzioni, man mano che le Gae si esauriranno.
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