Meraviglioso gesto di fair play da parte dell’atleta azzurro Marco Fichera -23 anni- durante la finale del Gran Prix di scherma svoltosi a Bogotà dal 26 al 28 Maggio. Nato e cresciuto ad Acireale, da sei anni lavora e studia a Milano dove ha cominciato a frequentare il corso di giurisprudenza presso la Statale: “Purtroppo il sistema universitario italiano non aiuta chi pratica sport, spesso gli appelli coincidono con le gare; avrei voluto laurearmi quest’anno ma dovrò aspettare”.
Raggiunta la finale del Gran Prix di Bogotà che ha concluso la stagione di coppa del mondo di spada maschile e femminile, Marco si è reso protagonista di un episodio che, ancora una volta, induce alla riflessione su quanto il sistema di valori sportivi possa incidere sul percorso educativo di ogni persona: conquistato il sorteggio alla priorità (che vuol dire vincere in caso di parità), sul punteggio di 3-2 a favore dello sfidante ucraino Nikishin, a Marco viene riconosciuto il colpo che lo avrebbe portato alla parità. Qui avviene il momento di esaltazione delle virtù acquisite attraverso lo Sport: Marco alza la mano per dire “No, la mia spada non ha toccato l’avversario, ha toccato terra e ha fatto accendere la luce”. Verrà poi sconfitto 7-3.
L’atleta italiano sta vivendo la sua miglior coppa del mondo di sempre. Aveva già vinto a Parigi, è numero 6 del ranking mondiale e un successo nel Gran Prix di Bogotà lo avrebbe portato ancora più in alto. “Non è la prima volta che succede, nella spada è usuale accusare una botta a terra, lo rifarei cento volte, la scherma, la spada sono anche questo”
In fondo, nel suo significato più nobile, lo Sport è questo.
Paolo Massimo Campogrande
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