Se un alunno si fa male a scuola durante attività didattica in educazione fisica per risarcirlo dei danni deve dimostrare che questi sono stati fatti da un compagno, mentre per la scuola bastano aver predisposto tutte le cautele del caso per evitare il danno. A dirlo è stata la Cassazione che ieri, con una sentenza definitiva, ha messo il punto ad una vicenda alquanto paradossale.
Il caso, in origine un banale incidente avvenuto in una partita di pallavolo durante l’ora di educazione fisica, ha portato la madre della studentessa lesa a convenire in giudizio con il Ministero dell’Istruzione per ottenere il risarcimento dei danni subiti – una distorsione di un dito nel ricevere la palla da una compagna.
L’accusa fatta al Miur dalla donna è di non “aver istruito adeguatamente la ragazza in vista della particolare situazione verificatasi”. E cioè nel ricevere la schiacciata. Dopo l’alternarsi dei verdetti di merito, la controversia arriva sino in Cassazione dove i giudici di legittimità liquidano la questione rigettando il ricorso del genitore che, secondo i giudici, contraddice «i più elementari canoni di logica e ragionevolezza».
Nella specie, infatti, come emerso dalla ricostruzione dei giudici di merito, l’infortunio si è svolto in occasione di una normale azione di gioco, essendo la schiacciata di un giocatore «attività del tutto normale in una partita di pallavolo, avvenuta per di più alla presenza dell’insegnante». Semmai, afferma la Corte, la ricorrente avrebbe dovuto provare che l’infortunio era riconducibile ad un’azione di gioco eccedente o esorbitante la normale prassi e che l’insegnante non avrebbe fatto tutto quanto necessario per evitare il danno. E nella fattispecie ciò non è stato provato.
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