Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano sono i nuovi sottosegretari all’Istruzione del governo Conte. Il primo, meno conosciuto, nelle ultime elezioni, dopo essersi candidato col Movimento 5 Stelle, è stato eletto alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Roma-Torre Angela con il 36,65% dei voti.
Romano, 41 anni, Fioramonti è professore ordinario di economia politica presso l’Università di Pretoria e direttore del Centro per lo studio dell’innovazione Governance (GovInn).Tra le sue pubblicazioni troviamo: “Benessere Economia: successo in un mondo senza crescita” e “Il mondo dopo il Pil: economia, politica e relazioni internazionali nell’era post-crescita”. Secondo il Financial Times, inoltre, Fioramonti sostiene che il Pil è “non solo uno specchio distorto in cui vedere le nostre economie sempre più complesse, ma anche un impedimento a costruire società migliori”. È inoltre membro del Center for Social Investment dell’Università di Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell’Università delle Nazioni Unite.
Il secondo era il “candidato” ministro del Movimento 5 Stelle. Preside dell’Istituto Ettore Majorana di Brindisi – di cui ha fatto un modello conosciuto anche fuori dai confini nazionali – ha partecipato ai laboratori che avrebbero dovuto costituire l’impianto della legge 107/2015 “Buona scuola”. Una riforma che lo stesso ha definito “altra” rispetto l’idea originale, abiurando perfino l’ex premier Matteo Renzi durante la presentazione dell’ormai ex squadra di governo di Luigi Di Maio dichiarando: “Riscriviamo la Buona Scuola, che sia buona per davvero”. E non solo. Durante quell’assise il neo sottosegretario del Miur lanciò anche la sfida di rivedere il numero chiuso per le facoltà universitarie che, come da contratto e da programma, il Movimento vorrebbe rivedere ma non eliminare completamente.
Bisognerà capire come molte delle proposte dei due vice del ministro leghista Bussetti possano conciliarsi. Le priorità dell’attuale primo inquilino di Viale Trastevere sembrano altre: scuole paritarie, diplomate magistrali e presidi. Non sembra abbiano acquistato credito le problematiche della scuola pubblica come i tetti che cadono letteralmente sulla testa degli studenti nella lista del ministro durante le sue prime dichiarazioni. Mentre l’università, la grande assente del Contratto di Governo, neanche una parola spesa. Che non sia questo argomento per i nuovi sottosegretari?
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