Numero chiuso, precariato della ricerca ma anche spendibilità della laurea. Questi e molti altri i temi toccati questa mattina nel programma Berrypost elettorale ‘Giovani al voto’ condotto da Mariano Berriola, in diretta facebook e sul nostro portale. Ospiti della mattinata sono stati Francesco D’Uva, giovane deputato del Movimento 5 Stelle, nuovamente in corsa per la Camera dei Deputati, candidato a Messina nella circoscrizione 2 Sicilia, ed Elisa Marchetti, studentessa di Economia e coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari (Udu). Sullo sfondo le elezioni politiche del 4 marzo.
“Quella del precariato della ricerca è una battaglia che sentiamo da vicino. Vogliamo ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato legandolo, come già di fatto avviene, all’obbligo di docenza”, afferma D’Uva. Sul numero chiuso invece Elisa Marchetti non è d’accordo sul voler “connettere in maniera così stringente la spendibilità di un determinato corso di studio. Dobbiamo ricordarci che prendere una laurea è giusto a prescindere – afferma la studentessa – poi ci sono dei casi limite come medicina. Però dobbiamo dire che se ad esempio togliessimo il numero chiuso quella facoltà probabilmente perderebbe quell’aura di élite e garanzia futura di trovare uno sbocco lavorativo mentre oggi è quasi assicurato”. Avvalorando la discesa degli iscritti a giurisprudenza dovuta alla precarizzazione della professione, causa anche l’elevato numero di laureati.
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E proprio sul numero chiuso a medicina i 5 Stelle propongono un numero “aperto” con modello “alla francese” con uno sbarramento dopo il primo anno (e una possibilità di ripetere l’esame), aumentato i posti disponibili e dando la possibilità di accreditarsi nelle materie già superate per altri corsi di studio compatibili. Un’altra proposta dei pentastellati è l’introduzione del dottorato industriale, un percorso parallelo a quello accademico da fare nelle aziende che non potrà dare però sbocchi accademici.
Sulla tematica calda dell’alternanza scuola-lavoro il giovane siciliano è perentorio: “Così com’è ci sembra un regalo a Confindustria. Senza una seria regolamentazione sono solo ragazzi che lavorano gratuitamente. Non siamo contro ma bisogna legarla al territorio facendola diventare davvero formativa e toglierne l’obbligatorietà”. E sugli sbocchi lavorativi la coordinatrice dell’Udu conclude: “”Occcore un cambiamento di percezione da parte del mondo del lavoro nei confronti della formazione universitaria, affinchè essa sia valorizzata”
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