“Gli studenti fanno lezione seduti sui gradini, il numero di immatricolazioni è già troppo alto e crescerà ancora, i corsi di Lettere e Beni Culturali sono a rischio chiusura, così come quello di Lingue – commenta al Corriere della Sera il rettore Gianluca Vago – Come avevamo previsto. Il test d’ingresso era e resta necessario”. Sono di tutt’altro avviso gli studenti. “È ancora tutto da vedere e abbiamo gli strumenti necessari per risolvere il problema nel caso il numero dei docenti si riveli insufficiente», afferma Andrea Ceriani, rappresentante degli studenti nel Cda della Statale e anche presidente del Clds, il coordinamento nazionale per il Diritto allo studio. “L’università dovrebbe adeguarsi al numero di studenti che si iscrivono e non impedire agli studenti di iscriversi”, afferma il coordinatore dell’Unione degli universitari Milano Carlo Dovico.
I problemi reali, però, sono quelli comuni a molte università italiane che negli anni hanno preferito pagare ingenti affitti a privati invece di investire nell’aumento di spazi per una popolazione, come quella universitaria, che andrà a crescere con l’aumento delle specializzazioni in ambito lavorativo, e non a diminuire. Il recente rapporto Ocse parla chiaro: la popolazione di laureati deve aumentare, insieme all’aumento delle possibilità in ambito lavorativo. “Il problema degli spazi è strutturale e non emergenziale – continua Dovico – assumere nuovo personale docente, ampliare le linee dei corsi, ampliando le strutture”. Perfino lo spostamento della cittadella nell’area dell’ex Expo, ad oggi, non farà guadagnare i dovuti spazi ad una popolazione universitaria già in crescita. “Questa amministrazione ha già leso un diritto ed è stata richiamata dalla giustizia amministrativa – conclude – ora trovi le risorse necessarie per provvedere all’applicazione di quel diritto”.