Appena 30 euro per valutare i lavori scientifici dei migliori ricercatori italiani: questa la tariffa pagata dall’Anvur ai 100 valutatori selezionati per visionare e recensire le pubblicazioni scientifiche che i loro colleghi hanno inviato all’Anvur per la VQR 2011 – 2014 (Valutazione delle qualità della ricerca).
Un importo bassissimo, fino ad un massimo di 300 euro lordi annui per 10 pubblicazione valutate, che secondo alcuni rischierebbe di compromettere la qualità del lavoro dei valutatori.
“ Io nella valutazione credo molto e sarei disposta a farlo anche gratuitamente – ha spiegato a Il fatto Quotidiano, Nicla Vassallo, docente dell’Università di Genova e selezionata come valutatrice nella precedente edizione della Vqr dall’Anvur – ma il punto è un altro: quei 30 euro lordi sono il prezzo che l’Anvur dà alla valutazione. Una valutazione che a certe cifre rischia di essere scadente”.
Il “mestiere” del valutatore, peraltro, oltre che delicatissimo e strategico dal momento che la Vqr contribuisce a ripartire la parte variabile del fondo ordinario destinato alla ricerca e all’università a favore di quelle istituzioni che hanno prodotto i migliori risultati, dovrebbe essere un incarico di prestigio: l’Anvur, infatti, seleziona solo 100 scienziati e docenti universitari di chiara fama, che poi ripartisce in 16 diverse aree disciplinari e a cui affida un massimo di 10 pubblicazioni (di entità variabile) da studiare accuratamente in vista di una valutazione sintetica.
“Che messaggio lascia passare il Ministero? Che la valutazione scientifica è un’attività marginale, da svolgere nel tempo libero o con superficialità, visto che in pochi sono disposti a sacrificare ore del proprio lavoro in cambio di nulla – attacca la dottoressa Vassallo – A meno che non ci si limiti a dare una lettura sommaria a poche righe, o addirittura a fermarsi a titolo, autore e frontespizio. Cosa che con questa impostazione secondo me capita spesso”.
“L’Anvur e il Ministero dovrebbero dire qual è il senso di questi 30 euro: se è il valore assegnato alla valutazione, meglio chiudere tutto – conclude la professoressa, anche quest’anno selezionata dall’Anvur come uno dei 100 valutatori, ma che ha scelto di declinare l’invito – Se invece si tratta solo di un compenso simbolico, allora meglio eliminarlo e destinare queste risorse alle università. Per la valutazione non cambierà nulla, ma almeno si farà qualcosa per la ricerca“.
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